22 de julio de 2016
Turchia e Ue sempre più lontane
Dura reazione di Bruxelles dopo la sospensione
della Convenzione dei diritti umani
Turchia e Ue sempre più lontane
L’Austria convoca l’ambasciatore
ANKARA , 22. A
una settimana dal fallito colpo di Stato, la tensione in Turchia resta molto alta.
Dopo avere decretato lo stato di emergenza,
il presidente, Recep Tayyip Erdoğan, ha sospeso ieri la Convenzione europea dei
diritti dell’uomo, suscitando la forte reazione dell’Ue. «Una sospensione della
convenzione è prevista, ma non è una deroga in bianco: i diritti fondamentali sono
inalienabili», ha dichiarato l’Alto rappresentante dell'Unione europea per gli
Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini.
L’Austria è stato il primo Paese dell’Ue a
convocare l’ambasciatore turco per «chiarire in quale direzione la Turchia
intenda andare», ha sostenuto il ministro degli Esteri, Sebastian Kurz, che ha
bollato come «inaccettabili e incomprensibili» le misure prese finora da
Ankara. Anche la Germania ha inviato una nota di protesta, chiedendo alla
Turchia — ha spiegato il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier
— «punizioni proporzionate a quanto accaduto», ma di evitare l’arresto o la
sospensione dal servizio di persone che abbiano idee contrarie a quelle della
maggioranza. Lo stato d’emergenza, che
consente ad Ankara di governare per decreto, ha spiegato ancora Steinmeier,
«deve essere limitato al tempo necessario e poi revocato immediatamente». Prolungarlo,
ha aggiunto, «significa indebolire la Turchia sia all’interno che all’esterno».
Steinmeier ha chiesto, quindi, ad Ankara di «rispettare i principi dello stato
di diritto» e di «mantenere la giusta misura delle cose».
Non è lo Stato, «ma il popolo ad avere preso
questa decisione», ha subito reagito il premier turco, Binali Yildirim, a
margine della seduta del Parlamento che, con 346 voti a favore e 115 contrari
(su 550 deputati complessivi), ha decretato lo stato di emergenza per tre mesi.
«Il nostro popolo ha dato vita a una situazione in difesa della democrazia e
della libertà, dimostrando che i carri armati non erano sufficienti a fermare
la gente», ha aggiunto Yildirim, sottolineando che l’obiettivo primario è ora l’eliminazione
nel Paese di tutti «i residui» di Fetullah Gülen, l’imam che vive da tempo
negli Stati Uniti, ritenuto la mente del fallito golpe. Quanto al congelamento
dei diritti umani, Ankara fa sapere che «lo ha fatto anche la Francia» per difendersi
dal terrorismo.
La
situazione turca sta destando grande attenzione anche negli Stati Uniti, con la
Casa Bianca che ha invitato Erdoğan «a proteggere le tradizioni e le
istituzioni democratiche; anche se la voglia di fare giustizia è comprensibile —
puntualizza in una nota il portavoce, Josh Earnest — il Governo di Ankara deve
dimostrare il rispetto del suo impegno verso la demo crazia».
Intanto,
il partito Akp di Erdoğan ha deciso di partecipare alla grande “manifestazione
per la democrazia” (così è stata denominata in Turchia) convocata per domenica
pomeriggio a piazza Taksim, a Istanbul, dalla formazione socialdemocratica Chp,
la principale forza di opposizione. «Abbiamo
ricevuto un invito e li ringraziamo molto. Non
è più una questione che riguarda solo un partito politico», ha spiegato stamane
un portavoce dell’Akp. Si svolgerà invece la prossima settimana, in anticipo rispetto
alla data prevista di inizio agosto, la riunione del Consiglio militare supremo,
come ha annunciato oggi Erdoğan stesso. Dalle decisioni del Consiglio, ha
spiegato il presidente, «emergerà una nuova struttura delle forze armate».
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