19 de julio de 2016
Dalla Seconda Repubblica alla guerra civile: L’anno più trágico
Dalla Seconda Repubblica alla guerra civile
L’anno più trágico
domenica 17 luglio
2016 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 5
Il
titolo dell’ultimo libro di Vicente Cárcel Ortí (1936. El Vaticano y España,
Madrid, Ediciones San Román, 2016, pagine 326, euro 19) ricorda l’anno più
tragico della storia recente spagnola, a ottant’anni di distanza. L’autore vi
riassume i grandi temi e le questioni che ruotano attorno a quell’emblematico
anno del decennio più traumatico e cruento del Novecento, analizzati a partire
dalla documentazione conservata nell’Archivio Segreto Vaticano.
Si
tratta di un’opera di sintesi, divisa in tre grandi parti. La prima, dedicata
ai rapporti della Seconda Repubblica con la Santa Sede, affronta la questione
religiosa, il “caso Segura”, l’espulsione dello scomodo vescovo di Vitoria,
Múgica, il radicalismo delle Cortes Constituyentes, la soppressione della
Compagnia di Gesù, l’espulsione dei gesuiti, che furono le prime vittime della
Repubblica, l’umiliazione degli studenti cattolici, l’atteggiamento del governo
che cercava l’occasione propizia per rompere con la Santa Sede, gli incendi di
chiese e conventi, la legge sulle confessioni e congregazioni religiose, la
protesta del Papa nell’enciclica Dilectissima nobis, la risposta conciliante
della Santa Sede che non volle mai la rottura con la Repubblica, la rivoluzione
social-comunista delle Asturie e i suoi martiri, l’i n t ro - missione del
governo in questioni della Chiesa e il negoziato fallito del Modus vivendi.
La
seconda parte è interamente dedicata alla persecuzione religiosa, iniziata nel
1931 e intensificata a partire dal 1932, tanto che Pio XI giunse a paragonare
la Spagna alla Russia e al Messico. Le violenze e i crimini dopo la vittoria
del Frente popular furono il preludio della rivoluzione quello in mostra — o di
una nuvola e il manico è leggermente ricurvo. Erano simboli di fortuna, benessere e felicità fatti per essere esposti
ed ammirati. Per la prima volta in Italia,
queste antiche porcellane della collezione del Museo di Shanghai — una delle
istituzioni museali Il qin è un antico strumento musicale e diventa centrale
nella dottrina di Confucio Che considera la musica anche come uno strumento di
governo del 1936. La Santa Sede reagì molto energicamente di fronte alle
prime giornate di sanguinosa persecuzione, che giunse al suo apogeo nell’estate
e nell’autunno del 1936, con migliaia di sacerdoti, religiosi e cattolici
assassinati per motivi di fede. Ciò
spiega perché mezzo secolo più tardi, a partire dal 1987, sono stati
beatificati circa 1600 martiri di quella persecuzione, due dei quali
canonizzati da Giovanni Paolo II.
Dopo
aver specificato le caratteristiche generali della persecuzione, Cárcel
analizza il contenuto e l’importanza della Lettera collettiva dell’episcopato
del 1° luglio 1937, basandosi sulla testimonianza del cardinale Tarancón, il
quale affermò che «i rossi intendevano scristianizzare la Spagna: era
obbligatorio impugnare le armi in difesa della fede. I rossi intendevano
inoltre fare della Spagna un satellite della Russia»: ciò giustificò la
combattività della Chiesa.
L’autore
spiega perché il cardinale Vidal e il vescovo Múgica non firmarono la lettera e
nega che la persecuzione religiosa sia stata una reazione alla sollevazione
militare. Elogia la coraggiosa denuncia del ministro repubblicano Irujo, che
riteneva che la distruzione sistematica di chiese, altari e oggetti di culto
non fosse un’opera incontrollata e che arrivò a dire che la partecipazione di organismi
ufficiali alla trasformaziodine di chiese e oggetti di culto a fini
industriali, la detenzione nelle carceri statali di sacerdoti e religiosi, la
loro fucilazione, erano la continuità di un sistema realmente fascista con il quale
si oltraggiava ogni giorno la coscienza individuale dei credentinell’intimità
stessa delle loro case attraverso forze ufficiali del potere pubblico.
Analizza
e documenta la sparizione e l’uccisione del vescovo di Barcellona, Irurita,
questione che per tutta la guerra preoccupò molto sia la Segreteria di Stato
sia i governi repubblicano e nazionale, e anche le nunziature di Spagna e di
Francia. Tra le molte testimonianze raccolte nel libro, Cárcel presenta quella
delcardinale Narciso Jubany, arcivescovo di Barcellona, come la più
schiacciante e irrefutabile, perché questi non esitò ad affermare che il
vescovo Irurita era stato assassinato nel 1936, indicando addirittura la data
esatta.
Inoltre,
durante l’omelia commemorativa del cinquantesimo anniversario dell’immolazione
del prelato e di altri confessori della fede, pronunciata nella cattedrale di
Barcellona, il 3 dicembre 1986, nel corso della messa concelebrata con trenta
sacerdoti, molti dei quali ordinati pro-prio dal vescovo Irurita, il cardinale elogiò
la sua straordinaria figura di pastore diocesano ed evidenziò le caratteristiche
del suo martirio.
L’aspetto più innovativo del libro
è l’esame dell’importante ruolo
svolto dalla nunziatura di Parigi
durante il conflitto spagnolo
La
terza parte del libro è incentrata sulla guerra civile e inizia spiegando l’opposizione
del Vaticano al riconoscimento della Giunta di difesa nazionale, per il timore
da parte del Papa che in Spagna potesse succedere quello che stava accadendo
inGermania, e per evitare che la Santa Sede entrasse nel blocco fascista.
La
missione pontificia di monsignor Antoniutti nella Spagna nazionale, nel 1937,
fu il preludio per l’instaurazione di relazioni, mediante l’accreditamento nel
1938 di monsignor Cicognani come nunzio e di Yanguas come ambasciatore. A quell’epoca
ci furono anche richieste per stabilire relazioni diplomatiche da parte del
Governo repubblicano, ma il Vaticano non le accettò per il persistere della
persecuzione religiosa.
Forse
l’aspetto più innovativo del libro è l’esame dell’importante ruolo svolto dalla
nunziatura di Parigi durante la guerra, poiché il nunzio Valerio Valeri divenne
l’interlo cutore più autorevole della Santa Sede per conoscere l’atteggiamento
francese sull’evolversi del conflitto spagnolo e sul progetto di mediazione
francoinglese nella guerra di Spagna con l’eventuale partecipazione della Santa
Sede, perché avrebbe contribuito in modo definitivo al successo della stessa.
Secondo Valeri, la Santa Sede poteva essere più efficace se non pubblicizzava
né propagandava le proprie iniziative.
Cárcel
parla anche della situazione del cardinale Vidal y Barraquer, che non volle la
vittoria di Franco, per cui il Governo nazionale gli proibì di tornare in
Spagna.
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