24 de octubre de 2013
Oltre il muro dell’intolleranza
pagina 8 L’OSSERVATORE ROMANO venerdi 25 ottobre 2013
A una delegazione del Simon Wiesenthal Center il Pontefice ricorda
anche la sofferenza dei cristiani perseguitati
Oltre il muro dell’intolleranza
Bisogna formare i giovani a una cultura dell’incontro
e del rispetto
La necessità di
educare le nuove generazioni al dialogo e al rispetto per «combattere ogni
forma di razzismo, intolleranza e antisemitismo» è stata rilanciata da Papa
Francesco ai membri della delegazione del Simon Wiesenthal Center,
organizzazione internazionale ebraica per la difesa dei diritti umani, durante
l’udienza svoltasi questa mattina, giovedì 24 ottobre, nella Sala Clementina.
Cari amici,
do il benvenuto
alla Delegazione del Simon Wiesenthal Center, organizzazione internazionale
ebraica per la difesa dei diritti umani. So che questo appuntamento era stato
fissato già da tempo, dal mio amato Predecessore Benedetto XVI, al quale
avevate chiesto di poter fare visita e al quale va sempre il nostro affettuoso pensiero
e la nostra preghiera.
Questi incontri sono da parte vostra un segno di rispetto e di stima per
i Vescovi di Roma, del quale sono grato e al quale corrisponde la considerazione
del Papa per l’op era alla quale vi dedicate: di combattere ogni forma di
razzismo, intolleranza e antisemitismo, preservando la memoria della Shoah e
promuovendo la comprensione reciproca mediante la formazione e l’impegno
sociale.
Ho avuto modo di ribadire più volte, in queste ultime settimane, la condanna
della Chiesa per ogni forma di antisemitismo. Oggi vorrei sottolineare come il
problema dell’intolleranza debba essere affrontato nel suo insieme: là dove una
minoranza qualsiasi è perseguitata ed emarginata a motivo delle sue convinzioni
religiose o etniche, il bene di tutta una società è in pericolo e tutti
dobbiamo sentirci coinvolti. Penso con particolare dolore alle
sofferenze, all’emarginazione e alle autentiche persecuzioni che non pochi cristiani
stanno subendo in diversi Paesi del mondo. Uniamo le nostre forze per favorire
una cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono
reciproci.
Per
la costruzione di una tale cultura, vorrei sottolineare in particolare l’importanza
della formazione: una formazione che non è solo trasmissione di conoscenze, ma
passaggio di una testimonianza vissuta, che presuppone lo stabilirsi di una
comunione di vita, di una “alleanza” con le giovani generazioni, sempre aperta
alla verità. Ad esse, infatti, dobbiamo saper trasmettere non solo delle
conoscenze circa la storia del dialogo ebraico-cattolico, circa le difficoltà
attraversate e circa i progressi compiuti negli ultimi decenni: dobbiamo
soprattutto essere in grado di trasmettere la passione per l’incontro e la
conoscenza dell’a l t ro , promuovendo un coinvolgimento attivo e responsabile
dei nostri giovani. In questo, l’impegno condiviso a servizio della società e
dei più deboli riveste grande importanza. Vi incoraggio a continuare a
trasmettere ai giovani il valore dello sforzo comune per rifiutare muri e
costruire ponti tra le nostre culture e tradizioni di fede. Andiamo avanti con fiducia, coraggio e speranza. Shalom!
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