27 de octubre de 2013
Summit con il Papa per Siria e Medio oriente
Invitati
il 21 novembre in Vaticano i patriarchi e gli arcivescovi maggiori delle Chiese
orientali
Summit con il Papa
per Siria e Medio oriente
pagina 6 L’OSSERVATORE ROMANO domenica 27 ottobre 2013
Si svolgerà il
21 novembre in Vaticano un summit per la Siria, l’Irak e il Medio oriente alla
presenza di Papa Francesco, dei patriarchi e degli arcivescovi maggiori delle
Chiese orientali. Ne ha dato notizia il cardinale Leonardo Sandri,
prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella prolusione per l’apertura
dell’anno accademico 2013-2014 del Pontificio Istituto Orientale, sabato
mattina, 26 ottobre. L’incontro è stato organizzato nel quadro della plenaria del
dicastero che si terrà dal 19 al 22 novembre e avrà come tema generale per la
discussione «Le Chiese Orientali cattoliche a 50 anni dal concilio ecumenico
Vaticano II». Sarà comunque un’occasione per riflettere sulle reali possibilità
di pace in Siria, Terra Santa e Medio Oriente, e di elevare una preghiera collegiale
per i cristiani di quei Paesi martoriati.
Il cardinale ha ricordato che l’incontro del 21 novembre con Papa Francesco
con «i capi e padri delle Chiese orientali» si ricollega idealmente a quello
analogo del 2009 promosso da Benedetto XVI, al quale è andato il ringraziamento
«per l’amicizia paterna e la considerazione tanto profonda che egli ha sempre riservato
all’Oriente cristiano e in particolare alle Chiese orientali cattoliche».
Considerazione e amicizia che animeranno anche la plenaria del dicastero,
durante la quale ampio spazio avranno la liturgia e la formazione. L’intento di
attribuire particolare attenzione alla liturgia è quello di «favorire l’applicazione
delle norme codiciali in campo liturgico ». Nella plenaria, riguardo all’attività
del dicastero verrà poi trattato il tema della formazione, «intendendola
rivolta a tutte le componenti del Popolo di Dio, e perciò sempre di più ai
laici». Naturalmente, una particolare attenzione sarà confermata «nei confronti
dei candidati agli ordini sacri, come alla vita monastica e a quella consacrata
maschile e femminile». Infatti, ha aggiunto il porporato, «l’ambito accademico e
poi quello comprendente la vita spirituale, comunitaria e pastorale o di
apostolato, necessitano di premura vigile e continua da parte dei pastori e del
nostro dicastero in Roma e nelle Chiese». Il cardinale ha poi parlato della
necessità di elaborare una ratio studiorum aggiornata per gli orientali,
e di «linee migliori per una formazione completa nelle istituzioni culturali orientali
di Roma e nel mondo». È una visione integrale del processo formativo
che, come ha confessato il porporato, «sta molto a cuore», e per questo,
rivolgendosi agli studenti ha detto che la Congregazione «vi sostiene con
convinzione». Ha infine augurato agli studenti di imparare soprattutto a
lavorare con intelligenza e obbedienza per il regno di Dio».
All’apertura dell’anno accademico era presente anche Louis Raphaël I Sako,
patriarca di Babilonia dei Caldei, che ha parlato delle prospettive future per
i cristiani in Irak. Il patriarca ha descritto la difficile situazione in cui
vivono i fedeli che sono rimasti nel Paese, sempre di meno a causa delle fughe
continue. Secondo il censimento del 1987 erano 1.264.000, mentre oggi sono
ridotti a meno della metà, costretti a emigrare «per cercare un luogo migliore dove
far crescere ed educare i figli». Purtroppo, questa fuga colossale ha lasciato
dietro di sé un impoverimento anche per quanti sono rimasti. La guerra, ha
detto monsignor Sako, è «sempre portatrice di distruzione e morte», per questo,
non «vi è altra scelta se non il dialogo e la pace». La comunità
internazionale, è l’appello del patriarca, «dovrebbe aiutare tutti, cristiani e
musulmani, a realizzare la democrazia e l’uguaglianza». L’Occidente, ha
aggiunto, ha «l’impegno morale di spingere i nostri Paesi a rispettare i
diritti umani, come sono generalmente rispettati in occidente. I Paesi occidentali
devono dire a se stessi che non giova a nulla fabbricare e vendere armi; meglio
sarebbe, per loro e per gli altri, fabbricare cose utili per la vita e la
prosperità».
Dal canto loro i cristiani «devono unire i loro sforzi per mantenere la coesione
nazionale e difendere il diritto alla libertà religiosa come una componente
fondamentale della società irachena. Perciò devono
continuare la loro testimonianza nella concreta situazione in cui si trovano, per
dare un segnale di speranza ai loro concittadini».
Ha
suggerito poi di formare un team specializzato di laici, che «studi e analizzi
i problemi e suggerisca nuove soluzioni per migliorare la situazione » delle
nostre città e dei nostri villaggi, per costruire nuove abitazioni, nuove
strade e creare lavoro, affinché «i cristiani non si vedano costretti a
emigrare». Ecco perché occorre «formare centri di emergenza» per
intervenire immediatamente a sostegno delle famiglie e per rispondere a quanti
sono «continuamente bersagliati da azioni criminali». Il patriarca ha poi
invitato i cristiani della diaspora a dimostrare solidarietà a vicinanza con quanti
sono rimasti nel Paese.
Suscribirse a:
Enviar comentarios (Atom)
No hay comentarios:
Publicar un comentario