14 de octubre de 2018
Papa Francesco: «La Chiesa è popolo, l’élite il peccato»
C’era un peccato «che piace tanto a Satana»: il peccato dell’élite. «L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima», scrive nell’ultimo libro papa Francesco dedicato all’Ave Maria.
Da quando è nata fino all’Annunciazione, al momento dell’incontro con l’angelo di Dio, me l’immagino come una ragazza normale, una ragazza di oggi, una ragazza non posso dire di città, perché Lei è di un paesino, ma normale, normale, educata normalmente, aperta a sposarsi, a fare una famiglia. Una cosa che immagino è che amasse le Scritture: conosceva le Scritture, aveva fatto la catechesi ma familiare, dal cuore. Poi, dopo il concepimento di Gesù, ancora una donna normale: Maria è la normalità, è una donna che qualsiasi donna di questo mondo può dire di poter imitare. Niente cose strane nella vita, una madre normale: anche nel suo matrimonio verginale, casto in quella cornice della verginità, Maria è stata normale. Lavorava, faceva la spesa, aiutava il Figlio, aiutava il marito: normale.
La normalità è vivere nel popolo e come il popolo. È anormale vivere senza radici in un popolo, senza collegamento con un popolo storico. In quelle condizioni nasce un peccato che piace tanto a Satana, il nostro nemico: il peccato dell’élite. L’élite non sa cosa significa vivere nel popolo e quando parlo di élite non intendo una classe sociale: parlo di un atteggiamento dell’anima. Si può appartenere a una Chiesa di élite. Però, come dice il Concilio nella Lumen gentium, la Chiesa è il santo popolo fedele di Dio. La Chiesa è popolo, il popolo di Dio. E al diavolo piacciono le élite.
La ri-creazione comincia da Maria, da una donna sola. Possiamo pensare alle donne sole che portano avanti la casa, da sole educano i figli. Ecco, Maria è ancora più sola. Sola comincia questa storia, che prosegue con Giuseppe e la famiglia; ma all’inizio la ricreazione è il dialogo tra Dio e una donna sola (…). Sola nel momento dell’annuncio e sola nel momento della morte del Figlio.
A una mamma che ha sofferto quello che hanno sofferto le mamme di Plaza de Mayo io permetto tutto. Può dire tutto, perché è impossibile capire il dolore di una mamma. Qualcuna mi ha detto: «Vorrei vedere almeno il corpo, le ossa di mia figlia, sapere dov’è stata sepolta» (...). Esiste una memoria che io chiamo «memoria materna», qualcosa di fisico, una memoria di carne e ossa. Anche questa memoria può spiegare l’angoscia. Tante volte dicono: «Ma dov’era la Chiesa in quel momento, perché non ci ha difeso?». Io sto zitto e le accompagno. La disperazione delle mamme di Plaza de Mayo è terribile. Non possiamo far altro che accompagnarle e rispettare il loro dolore, prenderle per mano, ma è difficile.
Dicendo che Dio è papà e mamma, papa Giovanni Paolo I non ha detto niente di strano. Lo ha detto Dio di sé, per mezzo di Isaia e degli altri profeti: si è presentato come una mamma, «ti custodisco come una mamma, una mamma non può dimenticarsi del suo bambino, e se anche lo facesse io non potrei mai farlo» (Is 49,15).
L’angelo non dice a Maria: «Tu sei piena di intelletto, sei intelligente, sei piena di virtù, sei una donna ultrabuona». No: «Sei piena di grazia», cioè di gratuità, di bellezza. La Madonna è la bella per eccellenza. La bellezza è una delle dimensioni umane che troppo spesso trascuriamo. Parliamo della verità, della bontà e lasciamo da parte la bellezza. Invece è importante quanto le altre. È importante trovare Dio nella bellezza.
Sono passato tante volte in autobus davanti al carcere di Villa Devoto a Buenos Aires. C’era la coda delle mamme e le vedevano tutti, queste donne in coda per entrare, per visitare un figlio. Non è difficile immaginare le umiliazioni che deve subire una donna, le perquisizioni... Ma non importa, è per un figlio. Si lasciano calpestare, quello che importa è il figlio. A Maria importava il Figlio. Non i commenti degli altri.
Maria non può essere la mamma dei corrotti, perché i corrotti vendono la mamma, vendono l’appartenenza a una famiglia, a un popolo. Cercano soltanto il proprio profitto, che sia economico, intellettuale, politico, di qualsiasi tipo. Fanno una scelta egoistica, direi satanica: chiudono a chiave la porta dal di dentro. E Maria non riesce a entrare. Per questo l’unica preghiera per i corrotti è che un terremoto li commuova talmente da convincerli che il mondo non è cominciato e non finirà con loro (...). Maria è madre di tutti noi peccatori, dal più al meno santo.
È la realtà. Se dicessi di me di non essere un peccatore, sarei il corrotto più grande.
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7 ottobre 2018 (modifica il 7 ottobre 2018 | 21:56)
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