9 de junio de 2016

La Conferenza episcopale spagnola compie cinquant’anni Uno dei frutti del Vaticano II

La Conferenza episcopale spagnola compie cinquant’anni
Uno dei frutti del Vaticano II
giovedi 9 giugno 2016 LOSSERVATORE ROMANO pagina

di VICENTE CARCEL ORTI

La Conferenza episcopale spagnola e nata di fatto — ma non di diritto, perche non si era costituita formalmente — durante l’ultima fase del Vaticano II. Le riunioni che i vescovi tenevano periodicamente su temi conciliari, cominciarono ad avere un carattere speciale — un carattere piu deliberativo e orientato all’azione futura in Spagna — durante questa ultima fase. Frutto di quelle riunioni fu il documento collettivo Sobre acción en la etapa posconciliar, che fu pubblicato al termine del concilio, il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre 1965.

Dal 26 febbraio al 4 marzo 1966 l’episcopato spagnolo si riuni in assemblea plenaria nella Casa degli Esercizi di El Pinar (Madrid). Vi assistettero tutti i cardinali, arcivescovi, vescovi residenti e vescovi titolari in una sessione costitutiva della Conferenza episcopale spagnola, che s’istitui in conformita con il decreto conciliare Christus Dominus, n. 37 e seguenti, e nella linea dottrinale, spirituale e normativa del Vaticano II. In realta, quell’assemblea esamino parte delle questioni che avrebbero dovuto essere analizzate nell’ultima Conferenza dei metropoliti, che il cardinale De Arriba y Castro aveva programmato per novembre 1965, ma che alla fine non si era tenuta.
Nella Conferenza episcopale spagnola ci fu, per lo meno nelle sue linee generali, una prima tappa che ebbe un carattere costituente e che inizio con la procedura di un lavoro in comune, proprio della Conferenza come tale. I vescovi cercarono di mettere in pratica il concilio Vaticano II. Emersero presto le prime difficolta del post-concilio. I movimenti di apostolato laico e i gruppi piu inquieti del clero giovane sollevarono il problema del rinnovamento ecclesiale, con un linguaggio e un orientamento che risultavano nuovi per vasti settori della Chiesa spagnola. Il dialogo, nonostante la buona volonta degli uni e degli altri, divenne molto difficile.

Nei vescovi che diedero vita alla Conferenza episcopale predominava ancora la dottrina tradizionale. Percio, dalla presidenza e dalla segreteria si cerco di conciliare la dottrina del Vaticano II con la situazione creatasi nei quinquenni precedenti. Buon esempio di cio fu il documento pubblicato dalla Commissione permanente il 29 giugno 1966, con grande sorpresa di non pochi vescovi.
Si trattava di un’importante ed estesa dichiarazione su La Iglesia y el orden temporal a la luz del Concilio, la quale indicava, nella sua prima parte, i principi fondamentali sulla Chiesa e sull’ordine temporale. Se i vescovi venivano accusati di rifugiarsi dietro concettiastratti, questo documento ne era un buon esempio. A parte le sottili lodi che si tributavano al regime, la tesi centrale consisteva nel relativizzare le diverse opzioni politiche che iniziavano a manifestarsi pubblicamente all’interno della Chiesa spagnola. Certo, nessuno poteva monopolizzare il Vangelo e neppure ilconcilio a esclusivo favore della propria opzione politica. Ma inspiegabilmente gli autori di quel testo non dissero nulla del regime autocratico che aveva finito col presentarsi proprio a nome della dottrina cattolica.

Questo documento rivelo una posizione dell’episcopato che nel campo dottrinale si muoveva nella direzione indicata dagli orientamenti del Vaticano II, ma che nella valutazione della situazione concreta della societa spagnola non sembrava rispondere piu alla sensibilita delle nuove generazioni.
Esistevano nella gerarchia ecclesiastica due mentalita, due sentimenti e due tendenze opposte e in franca tensione, rappresentate da una minoranza di mentalita conservatrice, nell’ambito religioso, di status quo e di massima condiscendenza verso la situazione politica, e, dall’altra parte, una minoranza piu aperta, che vedeva gli errori presenti in campo politico e voleva che la Chiesa non solo mostrasse chiaramente la sua indipendenza e il suo atteggiamento approvativo in campo dottrinale, ma riteneva anche necessario, per esigenze cristiane, un cambiamento prudente e tuttavia effettivo, e il piu veloce possibile, della situazione politica.

La maggioranza dell’episcopato si situava tra queste due minoranze. Ma non si poteva dire che questa maggioranza adottasse un atteggiamento neutrale. Al contrario, per eta, mentalita e formazione, diremmo quasi per consuetudine esistenziale, dove si univano generalmente due esperienze diverse ma complementari — quella del sacerdozio vissuto in tempi difficili di persecuzione per la Chiesa e quella di un episcopato coincidente nel tempo con una situazione di pace sociale e di protezione ufficiale da parte dello Stato — per tutte queste cause, la maggioranza situata tra i due estremi era proclive ad appoggiare qualsiasi argomento che difendesse l’immobilismo e a preoccuparsi di fronte ai rischi che comportava qualunque cambiamento o progresso, per quanto necessario apparisse.

Dal 1966 al 1969 fu presidente della Conferenza episcopale spagnola il cardinale arcivescovodi Santiago de Compostela Fernando Quiroga Palacios, che la presiedette per il primo triennio. Quei tre anni furono piuttosto tranquilli, anche se cominciarono allora le tensioni per l’inclusione tra i temi delle assemblee plenarie di due questioni “conflittuali” (quella dei sacerdoti — da cui nacque la celebre Assemblea congiunta del 1971, sebbene nessuno potesse prevedere in quel momento l’orientamento, la realizzazione e le “conseguenze” che avrebbe avuto — e quella dei laici impegnati, in particolare dell’ap ostolato secolare dell’Azione cattolica).

Nel 1969 fu eletto presidente l’a rc i v e s c o v o di Madrid-Alcala, Casimiro Morcillo. Da quel momento l’episcopato intraprese decisamente la strada del rinnovamento conciliare perche era cambiato il contesto sociale e i problemi della vita ecclesiale non erano piu quelli del 1966. Un fattore importante del cambiamento dell’episcopato fu l’incorp orazione nella Conferenza episcopale di una nuova generazione di vescovi, come pure l’apertura e la flessibilita di cui diedero prova molti tra coloro che gia erano vescovi prima del concilio. In appena dieci anni, la Conferenza episcopale sperimento un profondo rinnovamento generazionale.


Monsignor Jose Guerra Campos, vescovo ausiliare di Madrid-Alcala, che era stato l’ultimo segretario generale della giunta dei metropoliti spagnoli, fu anche il primo della nascente Conferenza episcopale, e lo fu per sei anni, fino a marzo 1972

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