23 de diciembre de 2015

Spagna a rischio paralisi


Rajoy al lavoro per formare il nuovo Governo
Spagna a rischio paralisi

Ma i socialisti si dividono sulle possibili alleanze

pagina 2                             L’OSSERVATORE ROMANO                 mercoledì 23 dicembre 2015
Città del

MADRID, 22. Dopo le elezioni legislative di domenica scorsa in Spagna, che hanno cancellato le certezze di 40 anni di bipartitismo Pp-Psoe e determinato un Parlamento frammentato e senza maggioranza assoluta, spetta ora al presidente del Governo, Mariano Rajoy, leader del Partido popular, fare il primo tentativo per formare il nuovo Governo.
Rajoy, arrivato primo al voto con 123 seggi su 350 (pur perdendone 63), ha detto ieri sera che avvierà un dialogo con gli altri partiti per tentare di formare un Esecutivo stabile.
Una missione particolarmente ardua, con un Parlamento diviso, senza maggioranze chiare, sull’orlo della ingovernabilità, in un clima di veti incrociati fra i quattro principali partiti. «La Spagna non può permettersi un periodo di stallo politico » ha affermato Rajoy nel rivendicare la vittoria alle legislative, invitando i dirigenti degli altri partiti ad agire con «senso della responsabilità e lungimiranza politica».
Ma dai socialisti è subito arrivato un secco rifiuto. «La Spagna ha votato per il cambiamento. Ora sta al Pp cercare di formare un Governo, ma i socialisti voteranno contro Rajoy e il Partito popolare», ha chiarito César Luena, segretario generale del Psoe.
L’allarme ingovernabilità ha già fatto cadere del 3,6 per cento la borsa di Madrid. Nonostante tutto, Rajoy si è detto molto fiducioso.
Cinque, al momento, le ipotesi più esplorate. La prima è quella di una coalizione a guida popolare fra Pp (123 seggi su 350) e Ciudadanos (40). Ma insieme i due partiti avrebbero solo 163 deputati.
La maggioranza assoluta è a quota 176. Per raggiungerla sarebbe necessario l’appoggio, o quantomeno l’astensione al momento dell’investitura del Governo, di uno o più partiti nazionalisti catalani (17 seggi) e baschi (6) o di una parte del Psoe.
Ma i problemi in partenza sembrano insormontabili. Ciudadanos si è detta pronto ad astenersi, ma non a entrare in un Governo a guida Pp. Il Psoe ha assicurato che voterà contro Rajoy. E i nazionalisti catalani, gli indipendentisti di Erc e Convergencia (9 e 8 seggi), imporrebbero un referendum sulla secessione, inaccettabile per Rajoy e Ciudadanos.
Il piano B sarebbe una formula analoga, ma con un Governo minoritario di Rajoy, con appoggi esterni al momento dell’investitura e poi patti puntuali durante la legislatura.
La terza ipotesi è una coalizione alla tedesca fra Pp e Psoe. I popolari non l’escludono, mentre il Psoe per ora non la ritiene praticabile.
La quarta alternativa è una coalizione “alla portoghese” fra Psoe (90 seggi) e Podemos (69), con l’astensione di Ciudadanos (40). Ma il partito di Albert Rivera ha detto che non favorirà mai un Governo con Podemos. In alternativa, Psoe e Podemos potrebbero negoziare l’appoggio degli indipendentisti catalani o dei nazionalisti baschi. Ma a caro prezzo. Diversi leader socialisti si sono infatti dichiarati contrari a un patto con Podemos, che esige un referendum sull’indipendenza della Catalogna.

L’ultima opzione è un ritorno alle urne in primavera. Le elezioni anticipate diventerebbero automatiche se, entro due mesi dopo la costituzione del Parlamento di Madrid e il primo tentativo di investitura, il Paese fosse sempre senza presidente del Governo e senza Esecutivo.  

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