2 de julio de 2014
Religione in castigo
Preoccupazione dell’episcopato
spagnolo per la nuova legge sull’educazione
Religione in castigo
mercoledi 2 luglio
2014 L’OSSERVATORE ROMANO pagina
7
MADRID, 1. Sempre meno spazio alla religione
nelle scuole spagnole: e l’allarme lanciato dai presuli iberici al termine
della Commissione permanente, che nei giorni scorsi si e riunita nella
capitale. In una nota, diffusa al termine dei lavori, si esprime infatti
≪preoccupazione≫ per come, da parte del Governo centrale e delle Comunita
autonome, si stia concretizzando lo sviluppo normativo della nuova legge sull’educazione
che ha ≪aperto la porta all’inadempimento≫ sia dei diritti dei genitori a educare
i figli secondo le proprie convinzioni interiori sia degli accordi Chiesa-Stato
sull’insegnamento della religione.
Il riferimento, ha chiarito incontrando i
giornalisti il segretario generale e portavoce dell’episcopato spagnolo,
reverendo Jose Maria Gil Tamayo, e alla riforma della pubblica istruzione, nota
come “legge We r t” dal ministro che l’ha promossa, perche comportera ≪ancora
meno religione nelle scuole≫. La riforma Wert ≪non rispetta il diritto dei genitori
a educare i figli secondo le proprie convinzioni≫ e ≪se non sara corretta≫ i
vescovi chiederanno al Governo di stabilire ≪con un decreto l’orario minimo
dell’insegnamento religioso≫, ha assicurato il sacerdote.
Secondo Gil Tamayo, con la nuova legge l’ora
di religione si e ridotta alla meta ed e ≪alla merce delle decisioni politiche
o dei centri educativi≫, a differenza dell’attuale legge sull’educazione varata
dal precedente Governo. In alcune Comunita autonome, sempre secondo il
portavoce dell’episcopato, l’insegnamento della religione alle elementari e di ≪soli
45 minuti la settimana≫, che ≪sono un tempo totalmente insufficiente per
impartire una minima educazione di qualita≫ e comporta la riduzione del 50 per
cento del tempo finora riservato all’insegnamento della materia.
I vescovi nel loro comunicato ricordano poi
come il problema non riguardi la sola Chiesa cattolica, ma tutte le confessioni
religiose. Non si tratta cioe di ≪rivendicazioni di privilegi da parte della
Chiesa≫, ma innanzitutto di ≪garantire il diritto costituzionale ≫ della
liberta di educazione. Senza dire, aggiungono i presuli, che ≪questa situazione
di grave discriminazione≫ rischia di tradursi anche in ≪ulteriori
licenziamenti≫ per gli insegnanti di religione, che cosi andranno a ingrandire
il gia folto esercito dei disoccupati. La normativa, sottolineano i vescovi, va
dunque a scontrarsi con il sentire della maggioranza degli spagnoli, in quanto
due alunni su tre scelgono ≪liberamente e volontariamente≫ i corsi di religione
come tappa fondamentale del loro percorso educativo.
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