2 de agosto de 2013
Antisemitismo in libertà al festival rock
A proposito di un episodio avvenuto in Belgio
Antisemitismo in libertà al festival rock
sabato 3 agosto 2013 L’OSSERVATORE ROMANO pagina 5
di
CRISTIANA DOBNER
Estate
2013, tempo di incontri, di feste rilassanti. Anche in Belgio a Werchter,
paesino fiammingo a trenta chilometri da Bruxelles, tra il 4 e il 7 luglio
scorso un concerto ha radunato trentacinquemila persone. Una manifestazione
internazionale imponente con giovani provenienti da ogni nazione. Il festival
Rock Werchter è il gemello del Festival Pukkelpop, mi dicono gli esperti perché
io di rock non me ne intendo affatto. Due
palchi per uno spettacolo con ben settantotto applauditissimi artisti.
Il clima e lo stile così è tracciato, con buona pace degli amatori che
hanno tutto il diritto di godersi una musica a loro gradevole. Hanno anche il
diritto di disegnare sulla schiena di un maiale la stella di Davide e di non
venire denunciati? Vogliamo varare leggi su ogni tipo di fobia, continuiamo a
parlare di rispetto per ogni religione e ogni umano e poi cadiamo in una simile
vergognosa trappola? Ben viene a proposito il libretto di Gershom Scholem, La stella di David, storia di
un simbolo (Firenze, Giuntina, 2013, pagine 134,
euro 10).
Gershom Scholem è un ebreo
berlinese, amico di Benjamin Walter e Hannah Arendt, fuoriuscito dalla Germania
nazista e stabilitosi in quella che allora si chiamava Palestina, che dopo la
proclamazione della spartizione nel dicembre 1947 da parte dell’Onu e la
dichiarazione di indipendenza del 1948, diventerà lo Stato d’Israele.
All’università di Gerusalemme lo studioso, cinquantenne, insegnava
mistica ebraica e scrisse, di quei tempi, un saggio per precisare la vera
storia del Magen David,
cioè della Stella di David, scelta dal governo provvisorio per la bandiera
dello Stato con capitale Gerusalemme.
Fu l’esito di un lungo dibattito intercorso fra storici ebraici, politici
ed esponenti religiosi, in cui si inserì Gershom Scholem con una tesi audace e
documentata: da un punto di vista storico, la stella di David non è un simbolo
del giudaismo e nemmeno un simbolo ebraico. Tuttavia, lo è diventato.
Le pagine dell’autore sono pervase dalla simbologia applicata, ma
applicata sul
Leggere il saggio di Scholem sulla storia della Stella di David ci
ricorda che conoscere è condizione per non tacere
terreno
della storia: l’esagramma indicò la lotta sionista che condusse tanti giovani
pionieri alla terra e, soprattutto, divenne terribile e terrificante emblema di
tutti gli ebrei che, durante la follia nazista, furono costretti infatti ad appuntarla
al petto. Segno di umiliazione per il delirio nazista, segno di fiera
appartenenza per gli ebrei.
Segno indiscusso di enorme sofferenza «la stella gialla, come segno di
esclusione e in ultimo di sterminio, ha accompagnato gli ebrei nel loro cammino
di umiliazione e di orrore, di battaglia e di eroica resistenza. Sotto questo segno furono assassinati, sotto questo
segno vennero in Israele» (p. 133).
Il divenire quindi rese il Magen David segno
inequivocabilmente ebraico: «Il segno che ai nostri giorni è stato santificato dalla
sofferenza e dal terrore è diventato degno di illuminare il cammino verso la
vita e la ricostruzione.
Prima di ascendere, il cammino aveva condotto giù nell’abisso:
dove il simbolo subì la sua estrema umiliazione, là conquistò la sua grandezza»
(p. 134).
Lo scritto di Scholem da occasionale nella nascita e
composizione, si venne dimostrando attuale, sia per la tematica in sé, sia per
il pensiero dello stesso autore, nel senso della sua propria evoluzione
intellettuale.
Conoscere è doveroso, è un imperativo per raggiungere quella
consapevolezza che impedisca di tacere, come in troppi hanno fatto nel passato
e non ripetersi nel nostro presente e non finire al degrado umano e
intellettuale dimostrato a Werchter.
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