14 de agosto de 2013
15 de agosto - Asunción de Nuestra Señora a los Cielos en cuerpo y alma
San Juan Damasceno de la Dormición de la Madre de Dios
Icona melchita della Dormizione della Madre di Dio (Siria, XVIII secolo)
L’OSSERVATORE ROMANO
Anno CLIII n. 186 (46.430) Città del Vaticano mercoledì 14 agosto 2013
di MANUEL NIN
Nella
tradizione bizantina la festa della Dormizione della Madre di Dio è il sigillo che
chiude l’anno liturgico, così come quella della sua Natività è l’inizio. La
nascita e la glorificazione della Madre di Dio sono infatti anche l’inizio e il
destino di tutta la Chiesa, di cui Maria è figura (týpos).
Nell’ufficiatura mattutina vi è un canone di san Giovanni Damasceno (VII-VIII
secolo) dove, a partire dalle odi bibliche che sono alla base del mattutino
bizantino, sono sviluppati aspetti del mistero celebrato grazie a una lettura cristologica
dei testi veterotestamentari.
L’autore sottolinea come la festa diventi una
liturgia: «Adorna di divina gloria, o Vergine, la tua sacra e illustre memoria
ha convocato alla festa tutti i fedeli che, preceduti da Maria con danze e
timpani, cantano al tuo unigenito: Si è reso grandemente glorioso». Il
Damasceno collega la prima ode (Esodo, 15, 1-19) con il transito, vero esodo, di Maria in
cielo: «Vergini giovinette, insieme alla profetessa Maria, cantate ora il canto
dell’eso do: perché la Vergine, la sola Madre di Dio, è trasferita all’eredità
celeste. Accogli
da noi il canto per il tuo esodo, o madre del Dio vivente». Qui Giovanni
enumera i titoli dati a Maria nella festa e nelle tradizioni cristiane: «Degnamente,
come cielo vivente ti hanno accolta, o tutta pura, le divine tende celesti: e
tu, nella tua radiosa bellezza, hai preso posto come sposa tutta immacolata
presso colui che è re e Dio».
Il transito della
Madre di Dio diventa quasi una liturgia che raduna il cielo e la terra,
manifestata dall’icona della festa: «Quale sorgente viva e copiosa, o Madre di Dio,
rafforza i tuoi cantori, che allestiscono per te una festa spirituale, e nel
giorno della tua divina gloria di corone di gloria rendili degni. La folla dei
teologi dai confini della terra, la moltitudine degli angeli dall’alto, tutti
si affrettavano verso il monte Sion al cenno della divina potenza, per prestare
ben doverosamente, o sovrana, il loro servizio alla tua sepoltura. Da tutte le
generazioni ti diciamo beata, o Madre di Dio vergine, perché in te si è
compiaciuto dimorare il Cristo Dio nostro, che nessuna dimora può ospitare. Beati
siamo anche noi, che abbiamo te quale protezione: giorno e notte, infatti, tu
intercedi per noi».
Giovanni presenta
chiaramente il tema della morte della Madre di Dio. Il suo transito alla vita
avviene, come per Cristo stesso, attraverso l’esperienza della morte: «Da te è
sorta la vita, senza sciogliere i vincoli della tua verginità. Come ha dunque potuto l’immacolata dimora del tuo
corpo, origine di vita, aver parte all’esperienza della morte? Tu che sei stata
sacrario della vita hai raggiunto l’eterna vita: attraverso la morte, infatti,
sei passata alla vita, tu che hai partorito colui che è la vita. Tomba e morte non
hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione. Quale
madre della vita, alla vita l’ha trasferita colui che nel suo grembo sempre
vergine aveva preso dimora».
Nell’ottava ode Giovanni prende spunto dal cantico
dei tre fanciulli (Daniele, 3, 57-88) e ne fa un commento cristologico e
mariologico: «Il parto della Madre di Dio, allora prefigurato, ha salvato nella
fornace i fanciulli intemerati; ma ora che si è attuato convoca tutta la terra
che salmeggia: Celebrate, opere, il Signore, e sovresaltatelo per tutti i
secoli». Quasi come il giardino della tomba vuota di Cristo, anche la tomba di
Maria diventa un nuovo paradiso: «Oh, le meraviglie della sempre vergine e Madre
di Dio! Ha reso paradiso la tomba che ha abitata, e noi oggi attorniandola
cantiamo gioiosi». La stessa fornace di Babilonia è figura del grembo di Maria:
«Il potentissimo angelo di Dio mostrò ai fanciulli come la fiamma irrorasse di
rugiada i santi e bruciasse invece gli empi; e così ha reso la Madre di Dio
fonte vivificante dalla quale insieme zampillano la distruzione della morte e
la vita per quanti cantano: Noi redenti celebriamo l’unico creatore, e lo
sovresaltiamo per tutti i secoli».
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