15 de noviembre de 2012
Lampi di guerra tra Israele e Hamas
In una riunione d’emergenza il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede la fine immediata delle
ostilità
Lampi di guerra tra Israele
e Hamas
TEL AVIV, 15.
Decine di morti e feriti, tra i quali numerosi civili: non conoscono tregua gli
scontri tra Israele e Hamas. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha
tenuto una riunione di emergenza. Colloquio nella notte tra il presidente
americano, Barack Obama, e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.
Questa
mattina un palazzo a Kiryat Malachi, nel sud di Israele, è stato colpito da un
razzo: tre i morti accertati. Altre persone sarebbero intrappolate nella
struttura. Lo ha reso noto un portavoce della polizia, Louba Samri. Secondo
Magen David Adom (l’equivalente della Croce Rossa), le tre persone uccise nel
palazzo colpito sono due donne e un uomo. Fonti palestinesi hanno reso noto che
le vittime dei raid israeliani sono al momento tredici.
La
nuova ondata di ostilità tra Israele e Hamas è acuita ieri con l’uccisione di
un capo militare del movimento islamico, Ahmed Jaabari, e della sua guardia del
corpo, Muhammad Al Hamas. Da quel momento si sono intensificati il lancio di
razzi palestinesi contro il territorio israeliano e i raid di risposta dell’aviazione
di Tsahal. Secondo il sito on line del quotidiano «Haaretz», dall’uccisione del
leader Jaabari sono stati sparati oltre cento razzi da Gaza contro Israele.
Circa 25 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome System. Le
autorità israeliane stanno considerando l’ipotesi di estendere le operazioni sulla
Striscia di Gaza.
Hamas
ha comunicato di aver lanciato ordigni anche contro Tel Aviv.
La
notizia, tuttavia, è stata smentita dalle forze israeliane. Il portavoce militare Yoav Mordechai ha detto che ieri i caccia di
Tsahal sono riusciti a «colpire duramente» i depositi di razzi palestinesi
Fajar, gli ordigni capaci anche di colpire città come Tel Aviv da Gaza.
«La
situazione era divenuta insostenibile » si è giustificato il premier Netanyahu.
«Dovevamo assolutamente reagire; nessuna altra nazione al mondo avrebbe
accettato una situazione simile» ha detto il premier.
Di
quanto accaduto nella striscia Netanyahu ha parlato al telefono, per oltre
un’ora, con il presidente americano Barack Obama. Questi ha ribadito il
sostegno di Washington a Israele, attaccando Hamas; «non c’è giustificazione
per i codardi attacchi condotti contro Israele» recita una nota del
dipartimento di Stato.
«Questo
è solo l’inizio» ha sottolineato il ministro della Difesa israeliano, Ehud
Barak. Gli obiettivi dei raid, ha spiegato Barak, sono tre: il rafforzamento
del deterrente israeliano; la distruzione degli arsenali di Hamas; e la difesa
dei civili nel Neghev.
Da Gaza Hamas ha definito l’azione israeliana «un’a g
g re s s i o n e barbara» e indiscriminata.
Il
Consiglio di Sicurezza dell’O nu si è riunito d’urgenza. Il vertice, chiesto
dall’Egitto, si è svolto a porte chiuse ed è durato quasi due ore.
Nessuna
dichiarazione formale è stata rilasciata alla fine ma il messaggio emerso — ha
spiegato l’ambasciatore indiano, Hardeep Singh Puri, presidente di turno dei
Quindici — è chiaro: «La violenza deve cessare».
Il
popolo palestinese è «soggetto a una brutale aggressione da parte di Israele»
ha denunciato l’o s s e r v a t o re permanente dell’Autorità palestinese all’Onu,
Ryad Mansour. «Siamo venuti davanti al Consiglio di Sicurezza per dire basta:
basta ai bagni di sangue, alle ingiustizie e alle politiche illegali contro i
palestinesi» ha aggiunto Mansour. «Hamas si nasconde dietro ai suoi civili per
colpire i nostri civili» ha affermato l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha avuto un colloquio telefonico
con il presidente egiziano, Mohammed Mursi, esprimendogli la necessità di
riportare la stabilità nell’a re a .
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