4 de marzo de 2015
Al Congresso statunitense L’intervento di Netanyahu
Al Congresso statunitense
L’intervento
di Netanyahu
giovedì 5 marzo 2015 L’OSSERVATORE ROMANO pagina
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WASHINGTON, 4. Un discorso durato tre quarti d’ora, salutato con quasi
cinque minuti di applausi e strette di mano. A due settimane dalle elezioni
legislative israeliane, Benjamin Netanyahu ha tenuto ieri al Congresso
statunitense il suo terzo intervento in qualità di primo ministro (gli altri
sono stati nel 1996 e nel 2011). Il premier ha soprattutto criticato i
negoziati in corso sul programma nucleare iraniano, che stanno dando vita a «un
accordo terribile», e sottolineato che Teheran potrebbe comunque avere presto a
disposizione un’arma nucleare. Si tratta di «una minaccia non solo per Israele,
ma per il mondo intero» ha detto il leader del Likud che ha poi avvertito:
«Anche se Israele dovesse rimanere da solo, reagirà alla minaccia nucleare
iraniana».
Netanyahu ha anche voluto ricordare lo speciale
rapporto con l’alleato americano: «So che voi siete con Israele. E apprezzo quello che Obama fa per Israele.
Gli sarò sempre grato per l’app oggio che ha dato». Il rapporto tra Stati Uniti
e Israele «deve restare sopra la politica» e questo anche perché «condividiamo
lo stesso destino di terra promessa».
Ma il discorso del premier israeliano non si è
concentrato solo sul dossier nucleare iraniano. Netanyahu ha infatti rivolto lo
sguardo anche all’offensiva del cosiddetto Stato islamico (Is). «La lotta dell’Iran contro l’Is non lo fa diventare
un amico degli Stati Uniti. Entrambi vogliono creare un impero islamico prima
nella regione e poi in tutto il mondo» ha dichiarato.
Fredda la reazione della Casa Bianca. Netanyahu
era stato invitato dai repubblicani, che dopo le elezioni del Mid Term
controllano entrambi i rami del Congresso. L’Amministrazione ha sempre detto di
aver saputo solo in un secondo momento dell’invito. Sul discorso, il presidente
Obama ha detto: «Non l’ho visto, ho letto la trascrizione: non c'era nulla di nuovo».
Netanyahu «non ha offerto nessuna alternativa valida» in vista di una soluzione
positiva sul dossier iraniano. Il presidente ha sempre detto che opporrà il
veto a nuove possibili sanzioni a Teheran decise dal Congresso perché potrebbero
bloccare il dialogo in corso a Ginevra
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