5 de junio de 2009
Israele non esclude l'ipotesi di un raid contro l'Iran
L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009
Israele non esclude l'ipotesi di un raid contro l'Iran
Tel Aviv, 4. Israele "non ha intenzione di bombardare l'Iran". La rassicurazione del ministro degli Esteri e vice premier israeliano, Avigdor Lieberman, è giunta ieri da Mosca nel giorno dell'atteso esordio mediorientale di Barack Obama. Nelle stesse ore l'esercito israeliano smantellava diversi avamposti in Cisgiordania. Segnali importanti - dicono gli analisti - indicativi della consapevolezza che il Governo Netanyahu sta iniziando a maturare in merito alle esigenze avanzate dall'Amministrazione statunitense.
Le affermazioni di Lieberman contengono in realtà un doppio messaggio. "Noi - ha detto il ministro a margine d'una visita in Russia coronata da incontri con il presidente Dmitri Medvedev ed il premier Vladimir Putin, oltre che con il capo della diplomazia del Cremlino Serghiei Lavrov - non abbiamo intenzione di bombardare l'Iran e nessuno risolverà i suoi problemi con le nostre mani". Un modo per dire non solo che Israele, per quanto preoccupato dai programmi nucleari di Teheran, non vuole sottovalutare il monito della Casa Bianca contro ogni raid "a sorpresa", ma anche per avvertire che i problemi legati al nucleare iraniano sono un pericolo per altri Paesi.
La parole di Lieberman entrano in contrasto con quelle del ministro della Difesa israeliano, il leader dei laburisti dell'Avoda Ehud Barak, che ieri ha detto di non escludere in linea di principio la possibilità di un raid contro le postazioni nucleari di Teheran. "Tutte le opzioni sono sul tavolo", ha spiegato Barak. E intanto fonti di stampa rivelano che le autorità libanesi hanno recentemente sventato un tentativo di infiltrazione dei servizi segreti israeliani nelle milizie di Hezbollah, il movimento sciita alla guida dell'opposizione e che gode di rapporti di particolare collaborazione con Teheran. Il fatto non è casuale, visto che tra due giorni il Libano sarà chiamato alle urne.
Nel frattempo, le forze di sicurezza d'Israele proseguono l'opera di rimozione di alcuni avamposti illegali in Cisgiordania, suscitando la protesta dei coloni, irritati anche per il ritiro di due dei seicento check-point dell'esercito schierati a loro tutela nel territorio dell'Autorità palestinese. L'ultimo avamposto - il terzo in pochi giorni, sui ventidue che il Governo Netanyahu ha individuato, non senza contrasti interni, fra le strutture da smantellare - è stato abbattuto ieri nell'area di Ramat Migron. Era composto in totale da due baracche provvisorie usate come casa e come sinagoga. Lo sgombero delle persone che vi erano a presidio si è concluso senza incidenti. Poche ore prima, un'analoga operazione si era svolta per evitare la ricostruzione dell'avamposto di Maoz Esther.
In realtà i coloni hanno già ricostruito gli avamposti smantellati e ne hanno edificati due altri nuovi, sfidando, finora con successo, l'azione del Governo. I coloni sfogano la loro rabbia provocando i palestinesi, bruciando i campi e prendendoli a sassate nella speranza che atti violenti da parte dei palestinesi inducano il Governo a non occuparsi più degli smantellamenti. Nel frattempo, continua l'azione dell'Autorità palestinese contro le cellule terroriste di Hamas in Cisgiordania.
Israele non esclude l'ipotesi di un raid contro l'Iran
Tel Aviv, 4. Israele "non ha intenzione di bombardare l'Iran". La rassicurazione del ministro degli Esteri e vice premier israeliano, Avigdor Lieberman, è giunta ieri da Mosca nel giorno dell'atteso esordio mediorientale di Barack Obama. Nelle stesse ore l'esercito israeliano smantellava diversi avamposti in Cisgiordania. Segnali importanti - dicono gli analisti - indicativi della consapevolezza che il Governo Netanyahu sta iniziando a maturare in merito alle esigenze avanzate dall'Amministrazione statunitense.
Le affermazioni di Lieberman contengono in realtà un doppio messaggio. "Noi - ha detto il ministro a margine d'una visita in Russia coronata da incontri con il presidente Dmitri Medvedev ed il premier Vladimir Putin, oltre che con il capo della diplomazia del Cremlino Serghiei Lavrov - non abbiamo intenzione di bombardare l'Iran e nessuno risolverà i suoi problemi con le nostre mani". Un modo per dire non solo che Israele, per quanto preoccupato dai programmi nucleari di Teheran, non vuole sottovalutare il monito della Casa Bianca contro ogni raid "a sorpresa", ma anche per avvertire che i problemi legati al nucleare iraniano sono un pericolo per altri Paesi.
La parole di Lieberman entrano in contrasto con quelle del ministro della Difesa israeliano, il leader dei laburisti dell'Avoda Ehud Barak, che ieri ha detto di non escludere in linea di principio la possibilità di un raid contro le postazioni nucleari di Teheran. "Tutte le opzioni sono sul tavolo", ha spiegato Barak. E intanto fonti di stampa rivelano che le autorità libanesi hanno recentemente sventato un tentativo di infiltrazione dei servizi segreti israeliani nelle milizie di Hezbollah, il movimento sciita alla guida dell'opposizione e che gode di rapporti di particolare collaborazione con Teheran. Il fatto non è casuale, visto che tra due giorni il Libano sarà chiamato alle urne.
Nel frattempo, le forze di sicurezza d'Israele proseguono l'opera di rimozione di alcuni avamposti illegali in Cisgiordania, suscitando la protesta dei coloni, irritati anche per il ritiro di due dei seicento check-point dell'esercito schierati a loro tutela nel territorio dell'Autorità palestinese. L'ultimo avamposto - il terzo in pochi giorni, sui ventidue che il Governo Netanyahu ha individuato, non senza contrasti interni, fra le strutture da smantellare - è stato abbattuto ieri nell'area di Ramat Migron. Era composto in totale da due baracche provvisorie usate come casa e come sinagoga. Lo sgombero delle persone che vi erano a presidio si è concluso senza incidenti. Poche ore prima, un'analoga operazione si era svolta per evitare la ricostruzione dell'avamposto di Maoz Esther.
In realtà i coloni hanno già ricostruito gli avamposti smantellati e ne hanno edificati due altri nuovi, sfidando, finora con successo, l'azione del Governo. I coloni sfogano la loro rabbia provocando i palestinesi, bruciando i campi e prendendoli a sassate nella speranza che atti violenti da parte dei palestinesi inducano il Governo a non occuparsi più degli smantellamenti. Nel frattempo, continua l'azione dell'Autorità palestinese contro le cellule terroriste di Hamas in Cisgiordania.