26 de febrero de 2014
L’anno più violento dopo la seconda guerra mondiale
L’OSSERVATOREROMANO
Anno CLIV n. 47 (46.589) Città del Vaticano
giovedì 27 febbraio 2014
Sono stati venti i conflitti combattuti nel
2013
L’anno più violento
dopo la seconda guerra
mondiale
HEIDELBERG,
26. Il 2013 è stato, insieme al 2011, l’anno che ha fatto registrare più guerre
dopo la seconda guerra mondiale. È questo il dato che emerge dal “Barometro ”
diffuso ieri dall’istituto di Heidelberg per l’indagine sui conflitti
internazionali. L’anno scorso ci sono state venti guerre, due in più rispetto
al 2012, e più conflitti armati. Alle guerre in Afghanistan, Iraq, Siria e Pakistan
(gli scontri nelle regioni tribali) si sono tra le altre aggiunte quelle in
Mali e nella Repubblica Centroafricana. Per gli esperti dell’istituto tedesco,
inoltre, gli scontri tra le forze del nuovo Governo egiziano e i Fratelli
musulmani hanno raggiunto in taluni casi le caratteristiche di una guerra.
Nel suo rapporto annuale, l’istituto ha contato l’anno
scorso 414 conflitti in tutto il mondo, nove in più rispetto all’anno precedente.
Tra questi, 45 sono stati considerati molto violenti. Venti di questi sono stati
catalogati come guerre, mentre i restanti venticinque vengono considerati guerre
limitate. Lo studio divide infatti i conflitti in 5 livelli — il più grave dei
quali è appunto classificato come guerra — in base a criteri come l’utilizzo
della forza militare, le vittime o flussi di profughi e rifugiati. «Nel 2013 il
conflitto con il maggior numero di vittime è stato quello combattuto in Siria»,
ha detto Peter Hachemer, presidente dell’istituto.
Ma moltissime vittime si registrano anche in altri
Paesi. Come in Iraq, che ha contato mille morti nel solo mese di agosto. Un
numero elevatissimo, passato in realtà sotto silenzio, visto che la guerra che
si combatte nel Paese, con le violenze quotidiane tra sciiti e sunniti, non
riesce a ottenere l’attenzione dei media.
Così
come i tanti conflitti che insanguinano l’Africa, che in verità meriterrebero
più attenzione, non fosse altro perché la metà delle situazioni violente
classificate come guerre dall’istituto di Heidelberg ha avuto luogo nella
regione subsahariana del continente africano: solo in Sudan e nel Sud Sudan
sono state registrate cinque situazioni di conflitto che hanno raggiunto il livello
più preoccupante, mentre vere e proprie guerre sono state combattute, oltre che
nel Mali e nella Repubblica Centroafricana, in Somalia, Nigeria e Repubblica
Democratica del Congo.
Le
altre guerre sono state combattute in Medio Oriente (Egitto, Siria, Yemen, Iraq
e Afghanistan) e Asia (Pakistan e Filippine con gli scontri tra forze
governative e gruppi secessionisti islamici). Per quanto riguarda il continente
americano, l’unica Nazione presente nella lista delle situazioni più gravi è il
Messico. Il rapporto si sofferma infatti sul confronto estremamente violento in
atto nel Paese tra i cartelli della droga e sulla lotta delle forze di
sicurezza contro il narcotraffico. Lo scorso anno il Messico ha dovuto contare
più di diecimila assassinii e a rendere più grave l’emergenza ha contribuito la
comparsa sulla scena nazionale delle cosiddette autodifese, gruppi armati che
in talune regioni hanno combattuto sia contro i cartelli della droga che contro
lo Stato.
Le
situazioni di conflitto continuano ad alimentare un settore fiorente, uno dei
pochi che non risente della crisi economica a livello planetario: il mercato
delle armi. Secondo il Sipri
(Stockholm International Peace Research Institute) solo nel 2012 sono stati
investiti 1.750 miliardi di dollari in spese militari. Di
questa cifra, ben l’8 per cento è destinata alle guerre in Medio oriente. E anche di questo si parla poco. Troppo poco.
Etiquetas:
II Guerra Mundial,
III Guerra Mundial,
Violencia en general
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