12 de julio de 2008

La questione ecologica nella dottrina della Chiesa

L´Osservatore Romano - 12/07/0

I lavori del congresso promosso dalla Santa Sede all'Expo di Zaragoza

La questione ecologica nella dottrina della Chiesa

"Talvolta si sente dire che il Magistero sociale della Chiesa cattolica sarebbe piuttosto povero circa le tematiche legate all'ambiente naturale e alla sua salvaguardia. Che ci sia la necessità di un approfondimento della riflessione dottrinale del Magistero sulla vasta problematica dell'ecologia è certamente vero, ma non perché tale Magistero sia stato finora povero di approfondimenti, quanto perché la dottrina sociale della Chiesa nasce dall'incontro del messaggio evangelico e delle sue esigenze, che si riassumono nel comandamento dell'amore di Dio e del prossimo e nella giustizia, con i problemi derivanti dalla vita della società". Non è una difesa d'ufficio quella del vescovo Giampaolo Crepaldi al Congresso internazionale organizzato nell'ambito di Expo Zaragoza 2008. È piuttosto un fare chiarezza sul modo della Chiesa di essere nel mondo attraverso il magistero "sempre attento ai segni dei tempi". Una premessa che il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha voluto fare intervenendo durante i lavori della seconda giornata del congresso internazionale sul tema "La questione ecologica: la vita dell'uomo nel mondo", organizzato nell'ambito della manifestazione "Expo Zaragoza 2008", nel padiglione della Santa Sede. "Lungi dal costituire un sistema chiuso - ha aggiunto citando sia l'istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede Libertatis conscientia del 1986, sia la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II - esso resta costantemente aperto alle nuove questioni che si presentano di continuo ed esige il contributo di tutti i carismi, esperienze e competenze. Da un lato questo insegnamento sociale è "costante", soprattutto per il suo vitale rapporto con il Vangelo, "dall'altro è sempre nuovo, perché è soggetto ai necessari ed opportuni adattamenti suggeriti dal variare delle condizioni storiche". Non c'è dubbio, infatti, che tra le variate condizioni storiche e tra le nuove questioni (le res novae) ci sia anche l'insieme delle problematiche che vanno sotto il titolo di questione ambientale, che è un aspetto non secondario o, se si preferisce, un modo moderno di presentarsi della questione sociale". Già nella giornata inaugurale il cardinale presidente del Pontificio Consiglio, Renato Raffaele Martino, nel suo indirizzo di benvenuto ai partecipanti al Congresso, aveva sottolineato il fatto che per la Chiesa cattolica, "il fondamento del movimento ecologico o ambientale si trova nelle Sacre Scritture". C'è da ritenere che il cardinale approfondirà questo argomento durante il suo intervento, in programma per domani, sabato 12, visto che il tema della sua relazione è proprio "L'ecologia alla luce della dottrina sociale della Chiesa: amore e razionalità dell'uomo in relazione al mondo". Dunque i lavori del congresso stanno entrando nel vivo. Iniziato giovedì 10 si conclude domani sabato 12. Un buon viatico dunque per riaffermare l'impegno della Chiesa in un settore che sta assumendo aspetti sempre più rilevanti nella vicenda dell'umanità. Monsignor Crepaldi ne ha illustrato i fondamenti. La prima osservazione da farsi è che quando la Chiesa si occupa della natura non la intende solo naturalisticamente. Non sembri un gioco di parole. Essa vede sempre la natura in rapporto a Dio e all'uomo, non la vede solo come un insieme di cose, ma anche di significati. "La natura - ha spiegato - trovava un suo senso in un dialogo tra l'uomo e Dio e le cose stesse trovavano collocazione in un rapporto di amore e di intelligenza". Sulla natura l'insegnamento della Chiesa getta la luce della rivelazione, la luce della creazione e la luce escatologica della redenzione. La natura è per l'uomo e l'uomo è per Dio. "Il Magistero della Chiesa, quindi, non avalla né l'assolutizzazione della natura, né la sua riduzione a mero strumento; ne fa invece teatro culturale e morale nel quale l'uomo gioca la propria responsabilità davanti agli altri uomini, comprese le generazioni future, e davanti a Dio". Questo significa che la natura, biologicamente e naturalisticamente intesa, non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti dell'uomo. Ma ciò non significa che l'uomo possa esercitare sulla natura un diritto assoluto "ma soltanto un mandato di conservazione". E questo è uno dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa. Dopo essersi soffermato nell'esaminare le nuove ideologie emergenti - quelle tendenti al biologismo, al catastrofismo o al naturalismo egoistico - monsignor Crepaldi ha proposto la visione cristiana dell'"ecologia naturale" e quella "dell'ecologia umana", spostando dunque la questione ecologica sul piano dell'antroplogia. "Nella prospettiva della dottrina sociale della Chiesa - ha detto infatti - quella ecologica non è solo un'emergenza naturale, ma è anche un'emergenza antropologica. Il modo di rapportarsi al mondo dipende dal modo di rapportarsi dell'uomo con se stesso". Infine il relatore ha indicato un elenco di proposte, quasi un decalogo, per affrontare la questione dell'ecologia in una visione antropologica. Il primo suggerimento è quello di accostarsi alla Sacra Scrittura come fonte dei criteri morali fondamentali per affrontare le problematiche ambientali. Poi è necessario considerare che il Magistero sociale della Chiesa sollecita a tener conto di due esigenze fondamentali: non ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, e non assolutizzare la natura, né sovrapporla in dignità alla stessa persona umana. Va poi tenuto presente che la questione ambientale odierna coinvolge l'intero pianeta e la tutela dell'ambiente costituisce una sfida per l'umanità intera: "Si tratta - ha detto il vescovo - del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo". Nell'approccio alla questione ambientale si deve poi far valere il primato dell'etica sulla tecnica e, dunque, "della necessità di salvaguardare sempre la dignità dell'essere umano". Non va dimenticato che in una corretta impostazione della questione ambientale, la natura non deve essere considerata "una realtà sacra o divina, sottratta all'azione umana", anzi è proprio a partire da questo assunto che è necessario "armonizzare le politiche dello sviluppo con le politiche ambientali, a livello nazionale e internazionale". La programmazione dello sviluppo economico, ha aggiunto il presule, deve considerare attentamente la necessità di rispettare l'integrità e i ritmi della natura, poiché le risorse naturali sono limitate e alcune non sono rinnovabili. Di qui le successive esigenze: operare attivamente per lo sviluppo integrale e solidale delle regioni più povere del pianeta; favorire la protezione dell'ambiente e la collaborazione internazionale, attraverso la ratifica di accordi mondiali sanciti dal diritto internazionale; sollecitare un effettivo cambiamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita. Si tratta in sostanza "di uscire dalla logica del mero consumo - ha concluso il vescovo - e promuovere forme di produzione agricola e industriale che rispettino l'ordine della creazione e soddisfino i bisogni primari di tutti. Un simile atteggiamento favorisce una rinnovata consapevolezza dell'interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra". I lavori del congresso si concluderanno sabato 12 con l'intervento del cardinale Renato Raffaele Martino. Lunedì 14 è prevista la celebrazione della "giornata della santa Sede" nell'ambito della manifestazione "Expo Zaragoza 2008". (mario ponzi) (©L'Osservatore Romano - 12 luglio 2008)