31 de octubre de 2008
Vescovi e docenti in difesa della vita
L'Osservatore Romano - 29 ottobre 2008
Vescovi e docenti in difesa della vita
Dalla scuola e dall'università spagnole
il no all'eutanasia
Madrid, 28. Il diritto inviolabile dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali e confessionali, il diritto all'insegnamento della religione cattolica e la difesa della vita dalle pressanti spinte in favore dell'eutanasia sono stati riaffermati dai vescovi spagnoli e da un gruppo di docenti universitari. Questi ultimi hanno anche firmato un manifesto in difesa della morte naturale. "Davanti alle intense pressioni che si esercitano sull'opinione pubblica spagnola, per indurla a consentire la legalizzazione del suicidio assistito e dell'eutanasia, è necessario difendere la dignità della morte naturale come termine di ogni vita umana". Con queste parole inizia il documento sottoscritto dal gruppo di professori universitari spagnoli, i quali ricordano che "la vita dell'essere umano è inviolabile, per la sua dignità intrinseca, che non può essere soggetta a limitazioni, poiché è universale, indipendente dalla situazione di età, salute o autonomia che si determini". Tale dignità, affermano, "implica il diritto irrinunciabile di tutti alla vita, essendo dovere ineludibile dello Stato proteggerla e curarla, perfino quando la persona stessa sembra non darle valore". Anche in adempimento di questo dovere, gli Stati più responsabili "riconoscono il diritto di ogni persona alle cure più avanzate nel campo della salute, e perciò risulta contraddittorio accettare e promuovere deliberatamente la fine della vita di quanti possono giungere a situazioni di debolezza, dipendenza da altri o a malattie terminali". "L'eutanasia - continua il comunicato - intesa come atto deliberato di mettere fine alla vita di una persona, sia dietro propria richiesta o per decisione di terzi, e il suicidio assistito, sono eticamente e moralmente riprovevoli". L'alternativa all'eutanasia deve essere la promozione delle cure palliative, che sfruttino "le conoscenze specializzate e i progressi nelle cure mediche e psicologiche, come il sostegno affettivo e spirituale adeguato per la fase terminale" afferma il manifesto. "La scienza e la pratica medica hanno sempre più strumenti migliori per agire e per discernere; reclamare che si impieghino a beneficio della vita umana è un diritto di tutti", continua il testo. Infine si lancia un appello a tutti i cittadini, e specialmente ai poteri pubblici, affinché si riconosca la dignità della morte naturale. "Una società che accetta di mettere termine alla vita di alcune persone a motivo della precarietà della loro salute attraverso l'intervento di terzi, infligge a sé stessa- concludono i docenti - l'offesa che suppone di considerare indegna la vita di alcune persone malate o gravemente diminuite nelle loro capacità". "Il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali" è inviolabile. I vescovi spagnoli della Provincia ecclesiastica di Mérida-Badajoz, riuniti in sessione ordinaria, nella città di Badajoz, hanno pubblicato alla fine dei lavori una riflessione sulla situazione della formazione in Estremadura, specialmente per quanto si riferisce all'insegnamento della religione cattolica e alla materia di "Educazione per la cittadinanza", giudicata, quest'ultima "contraria alla Dottrina sociale della Chiesa". Il testo è firmato da monsignor Santiago García Aracil, Arcivescovo di Mérida-Badajoz, monsignor Amadeo Rodríguez Magro, vescovo di Plasencia e da monsignor Francisco Cerro Chaves, vescovo di Coria-Cáceres. Rispetto all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, i vescovi si mostrano preoccupati per "l'assenza di alternativa a questa materia nei licei, il che sta provocando l'assegnazione di un orario marginale da parte dei centri scolastici, e gli alunni devono quindi optare tra andare a lezione oppure andare a casa". I vescovi hanno chiesto alle autorità di "tenere conto dell'importanza della materia di Religione, per l'educazione integrale dei nostri bambini e adolescenti". Rispetto alla materia obbligatoria di Educazione per la cittadinanza, passato già un anno dalla sua introduzione in Estremadura, i vescovi offrono alcuni criteri importanti al riguardo. Manifestano in primo luogo la loro approvazione che "ci sia nella scuola una vera e accurata educazione civica che abbia come basi le norme di convivenza, l'ordinamento costituzionale e le dichiarazioni universali dei diritti umani". E la Chiesa cattolica in Estremadura si offre di collaborare in questo impegno sociale. Ma contemporaneamente ricordano che "la formazione della coscienza morale è competenza esclusiva dei genitori e, pertanto, il carattere obbligatorio della materia sta ledendo i diritti di questi". Davanti a questa situazione, i vescovi ricordano ai genitori cattolici che essi "hanno il dovere di porsi responsabilmente davanti a questa materia scolastica e, se lo considerano necessario, di difendere la libertà di coscienza e di insegnamento". Per questo scopo, spiegano, "esistono mezzi legittimi, tra cui l'obiezione di coscienza". Con queste raccomandazioni, i presuli non vogliono incoraggiare "l'inadempimento di una legge", ma non possono in coscienza, secondo quanto manifestano nel testo, mancare al loro dovere di notare che tale materia "è contraria alla Dottrina sociale della Chiesa e, a nostro giudizio, è anche contraria al diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni morali". I vescovi concludono la nota unendosi a tutti quelli che considerano che "la materia di Educazione per la cittadinanza, finché mantiene gli attuali contenuti, dovrebbe essere di carattere opzionale e non obbligatoria come appare nell'attuale legge dell'educazione".
Vescovi e docenti in difesa della vita
Dalla scuola e dall'università spagnole
il no all'eutanasia
Madrid, 28. Il diritto inviolabile dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali e confessionali, il diritto all'insegnamento della religione cattolica e la difesa della vita dalle pressanti spinte in favore dell'eutanasia sono stati riaffermati dai vescovi spagnoli e da un gruppo di docenti universitari. Questi ultimi hanno anche firmato un manifesto in difesa della morte naturale. "Davanti alle intense pressioni che si esercitano sull'opinione pubblica spagnola, per indurla a consentire la legalizzazione del suicidio assistito e dell'eutanasia, è necessario difendere la dignità della morte naturale come termine di ogni vita umana". Con queste parole inizia il documento sottoscritto dal gruppo di professori universitari spagnoli, i quali ricordano che "la vita dell'essere umano è inviolabile, per la sua dignità intrinseca, che non può essere soggetta a limitazioni, poiché è universale, indipendente dalla situazione di età, salute o autonomia che si determini". Tale dignità, affermano, "implica il diritto irrinunciabile di tutti alla vita, essendo dovere ineludibile dello Stato proteggerla e curarla, perfino quando la persona stessa sembra non darle valore". Anche in adempimento di questo dovere, gli Stati più responsabili "riconoscono il diritto di ogni persona alle cure più avanzate nel campo della salute, e perciò risulta contraddittorio accettare e promuovere deliberatamente la fine della vita di quanti possono giungere a situazioni di debolezza, dipendenza da altri o a malattie terminali". "L'eutanasia - continua il comunicato - intesa come atto deliberato di mettere fine alla vita di una persona, sia dietro propria richiesta o per decisione di terzi, e il suicidio assistito, sono eticamente e moralmente riprovevoli". L'alternativa all'eutanasia deve essere la promozione delle cure palliative, che sfruttino "le conoscenze specializzate e i progressi nelle cure mediche e psicologiche, come il sostegno affettivo e spirituale adeguato per la fase terminale" afferma il manifesto. "La scienza e la pratica medica hanno sempre più strumenti migliori per agire e per discernere; reclamare che si impieghino a beneficio della vita umana è un diritto di tutti", continua il testo. Infine si lancia un appello a tutti i cittadini, e specialmente ai poteri pubblici, affinché si riconosca la dignità della morte naturale. "Una società che accetta di mettere termine alla vita di alcune persone a motivo della precarietà della loro salute attraverso l'intervento di terzi, infligge a sé stessa- concludono i docenti - l'offesa che suppone di considerare indegna la vita di alcune persone malate o gravemente diminuite nelle loro capacità". "Il diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni morali" è inviolabile. I vescovi spagnoli della Provincia ecclesiastica di Mérida-Badajoz, riuniti in sessione ordinaria, nella città di Badajoz, hanno pubblicato alla fine dei lavori una riflessione sulla situazione della formazione in Estremadura, specialmente per quanto si riferisce all'insegnamento della religione cattolica e alla materia di "Educazione per la cittadinanza", giudicata, quest'ultima "contraria alla Dottrina sociale della Chiesa". Il testo è firmato da monsignor Santiago García Aracil, Arcivescovo di Mérida-Badajoz, monsignor Amadeo Rodríguez Magro, vescovo di Plasencia e da monsignor Francisco Cerro Chaves, vescovo di Coria-Cáceres. Rispetto all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, i vescovi si mostrano preoccupati per "l'assenza di alternativa a questa materia nei licei, il che sta provocando l'assegnazione di un orario marginale da parte dei centri scolastici, e gli alunni devono quindi optare tra andare a lezione oppure andare a casa". I vescovi hanno chiesto alle autorità di "tenere conto dell'importanza della materia di Religione, per l'educazione integrale dei nostri bambini e adolescenti". Rispetto alla materia obbligatoria di Educazione per la cittadinanza, passato già un anno dalla sua introduzione in Estremadura, i vescovi offrono alcuni criteri importanti al riguardo. Manifestano in primo luogo la loro approvazione che "ci sia nella scuola una vera e accurata educazione civica che abbia come basi le norme di convivenza, l'ordinamento costituzionale e le dichiarazioni universali dei diritti umani". E la Chiesa cattolica in Estremadura si offre di collaborare in questo impegno sociale. Ma contemporaneamente ricordano che "la formazione della coscienza morale è competenza esclusiva dei genitori e, pertanto, il carattere obbligatorio della materia sta ledendo i diritti di questi". Davanti a questa situazione, i vescovi ricordano ai genitori cattolici che essi "hanno il dovere di porsi responsabilmente davanti a questa materia scolastica e, se lo considerano necessario, di difendere la libertà di coscienza e di insegnamento". Per questo scopo, spiegano, "esistono mezzi legittimi, tra cui l'obiezione di coscienza". Con queste raccomandazioni, i presuli non vogliono incoraggiare "l'inadempimento di una legge", ma non possono in coscienza, secondo quanto manifestano nel testo, mancare al loro dovere di notare che tale materia "è contraria alla Dottrina sociale della Chiesa e, a nostro giudizio, è anche contraria al diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni morali". I vescovi concludono la nota unendosi a tutti quelli che considerano che "la materia di Educazione per la cittadinanza, finché mantiene gli attuali contenuti, dovrebbe essere di carattere opzionale e non obbligatoria come appare nell'attuale legge dell'educazione".