22 de octubre de 2009

Ampio consenso per la manifestazione svoltasi sabato pomeriggio a Madrid

L'Osservatore Romano - 19-20 ottobre 2009

Ampio consenso per la manifestazione svoltasi sabato pomeriggio a Madrid

Ogni vita è importante
per la Spagna che rifiuta l'aborto

Madrid, 19. Un milione e mezzo di persone secondo gli organizzatori, un milione per il Comune di Madrid, "solo" 250.000 per la Polizia: sulla partecipazione alla grande manifestazione contro l'aborto svoltasi sabato pomeriggio a Madrid è guerra di cifre. Numeri che, seppur diversi, non inficiano tuttavia il significato della protesta, "più in difesa di un valore che contro una legge", come ha sottolineato Hazte Oír, uno dei movimenti che, con Derecho a Vivir, Médicos por la Vida e Provida Madrid, hanno organizzato il corteo snodatosi lungo le strade della capitale con in testa lo slogan "Cada vida importa".
La stampa spagnola è d'accordo nell'evidenziare l'importanza dell'evento. Una manifestazione in difesa della vita, della donna e della maternità - scrive Juan Manuel de Prada sul quotidiano "Abc" - che non è stata promossa o auspicata da alcun partito politico, ma che "è espressione di gioiosa vitalità di una parte non esigua della società che antepone convinzioni di ordine superiore alle diverse posizioni ideologiche in voga" e che "aspira a promuovere una trasformazione sociale che ridia salute alla nostra epoca". Lo stesso "El País" afferma che "si tratta di una delle manifestazioni più numerose realizzate durante il mandato di José Luis Rodríguez Zapatero".
Secondo il quotidiano "El Mundo", l'esito "indiscutibile" del corteo contro la legge di riforma sull'aborto dovrebbe indurre il Governo "a riflettere sull'evidente mancanza di consenso sociale" che suscita la sua iniziativa. "La Vanguardia" sottolinea che a Madrid si è radunata "gente venuta da tutta la Spagna, con tono più festoso che aggressivo" (l'aspetto popolare del raduno è descritto anche da "El Periódico"), mentre per "La Razón" la manifestazione ha "smosso le coscienze" e "ottenuto la reazione della classe politica". Il presidente del Partito popolare, Mariano Rajoy, ha annunciato ieri che, con un emendamento, chiederà al Congresso dei deputati il ritiro del provvedimento perché "non necessario" e perché "divide la gente". E il presidente del Congresso dei deputati, José Bono, ha assicurato che su questo tema servono "consenso e accordo".
Com'è noto, il 26 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato un progetto di legge (da novembre all'esame del Parlamento) che consentirebbe alle donne di interrompere liberamente la gravidanza nelle prime quattordici settimane di gestazione e fino alla ventiduesima in caso di rischio per la vita e la salute della madre o di gravi anomalie del feto. Nessun limite invece in caso di malattia estremamente grave e incurabile del feto. Tra le disposizioni che fanno più discutere c'è quella che consente alle minorenni di 16 e 17 anni di abortire liberamente, senza il consenso dei genitori e senza neppure l'obbligo di informarli. Una norma alla quale sono contrari anche molti sostenitori della legge, compresi esponenti del Partito socialista. Ma è l'intero impianto della legge - che proteggerebbe più la salute, anche solo psichica, della futura madre del diritto alla vita del nascituro - a essere contestato dai suoi oppositori.
Il 1° ottobre, in un comunicato, la Conferenza episcopale spagnola si è schierata a favore della manifestazione di sabato, definendo "legittimo e utile" parteciparvi. Per i vescovi, la legge non protegge il diritto alla vita dei nascituri, abbandona le madri gestanti e crea "un danno irreparabile al bene comune". E confermano che la loro dichiarazione Atentar contra la vida de los que van a nacer convertito en "derecho", pubblicata il 17 giugno, mantiene pienamente il suo valore.