25 de noviembre de 2008
La Chiesa in Spagna chiama alla riconciliazione e alla solidarietà
L'Osservatore Romano - 24-25 novembre 2008
La prolusione del cardinale Rouco Varela allassemblea plenaria dei vescovi del Paese
La Chiesa in Spagna chiama alla riconciliazione e alla solidarietà
Madrid, 24. "La Chiesa in Spagna, unita in Cristo e in comunione con la Chiesa di Roma, è stata e sarà sempre intensamente missionaria. L'attuale intensificazione della comunicazione tra i popoli e tra le culture non può certo cedere il passo a una minore valorizzazione della novità della fede cristiana, al relativismo religioso e culturale. Anzi è uno stimolo a rinnovare l'impegno missionario che porta a tutta la famiglia umana la notizia e la presenza della salvezza". Lo ha sottolineato, oggi, l'arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee) nel discorso inaugurale della novantaduesima assemblea plenaria dei presuli, che si tiene presso la Casa della Chiesa di Madrid fino a venerdì 28 novembre. "Il documento che stiamo elaborando - ha detto il porporato - deve poter offrire quel discernimento necessario per leggere i segni dei tempi e per animare le nostre comunità all'impegno missionario, segno visibile e decisivo del vigore della fede e della profondità di testimonianza che l'evangelizzazione suscita in noi. La Parola, come ha ricordato il Sinodo dei vescovi, deve essere incarnata, senza riduzioni e compromessi, e portata in tutte le strade del mondo". "Le Sacre Scritture - ha spiegato il cardinale - sono il testimone, in forma scritta, della Parola divina, sono il memoriale canonico, storico e letterario che attesta l'evento della rivelazione creatrice e salvifica. Pertanto la Parola di Dio precede e supera la Bibbia. Non possiamo dire che il cristianesimo sia una "religione del libro". Al centro della nostra fede c'è la storia della salvezza e in particolare una persona: Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne, uomo, storia". Riferendosi alla situazione sociale del Paese, il cardinale Rouco Varela ha rilevato che non sono pochi coloro i quali manifestano giustificata inquietudine per il pericolo di "un deterioramento d'una convivenza serena e riconciliata che siamo riusciti a logorare nella nostra società". La storia della Spagna degli ultimi due secoli - ha ricordato - è stata, per disgrazia, segnata da tensioni che più di una volta sono degenerate in contrasti fratricidi. L'ultimo e il più terribile di tutti negli anni Trenta, nel contesto di una situazione internazionale caratterizzata da ideologie totalitarie di diverso segno. "Grazie a Dio l'attuale situazione nazionale e internazionale non è la stessa. Però occorre sempre vigilare per evitare alla radice comportamenti, parole e strategie e tutto ciò che può dare adito a un confronto che può sfociare anche nella violenza". È necessario coltivare uno spirito di riconciliazione, di generoso sacrificio che caratterizza la vita sociale e politica del Paese. Si tratta di perseguire, senza rimozioni e codardie, "un'autentica e sana purificazione della memoria", fondata sugli alti ideali della giustizia, della libertà fino a quello evangelico del perdono e dell'amore fraterno. A tale cammino di riconciliazione tra le persone sono chiamate specialmente le giovani generazioni, che devono superare il pesante passato dimenticando rancori e contrasti.
La prolusione del cardinale Rouco Varela allassemblea plenaria dei vescovi del Paese
La Chiesa in Spagna chiama alla riconciliazione e alla solidarietà
Madrid, 24. "La Chiesa in Spagna, unita in Cristo e in comunione con la Chiesa di Roma, è stata e sarà sempre intensamente missionaria. L'attuale intensificazione della comunicazione tra i popoli e tra le culture non può certo cedere il passo a una minore valorizzazione della novità della fede cristiana, al relativismo religioso e culturale. Anzi è uno stimolo a rinnovare l'impegno missionario che porta a tutta la famiglia umana la notizia e la presenza della salvezza". Lo ha sottolineato, oggi, l'arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee) nel discorso inaugurale della novantaduesima assemblea plenaria dei presuli, che si tiene presso la Casa della Chiesa di Madrid fino a venerdì 28 novembre. "Il documento che stiamo elaborando - ha detto il porporato - deve poter offrire quel discernimento necessario per leggere i segni dei tempi e per animare le nostre comunità all'impegno missionario, segno visibile e decisivo del vigore della fede e della profondità di testimonianza che l'evangelizzazione suscita in noi. La Parola, come ha ricordato il Sinodo dei vescovi, deve essere incarnata, senza riduzioni e compromessi, e portata in tutte le strade del mondo". "Le Sacre Scritture - ha spiegato il cardinale - sono il testimone, in forma scritta, della Parola divina, sono il memoriale canonico, storico e letterario che attesta l'evento della rivelazione creatrice e salvifica. Pertanto la Parola di Dio precede e supera la Bibbia. Non possiamo dire che il cristianesimo sia una "religione del libro". Al centro della nostra fede c'è la storia della salvezza e in particolare una persona: Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne, uomo, storia". Riferendosi alla situazione sociale del Paese, il cardinale Rouco Varela ha rilevato che non sono pochi coloro i quali manifestano giustificata inquietudine per il pericolo di "un deterioramento d'una convivenza serena e riconciliata che siamo riusciti a logorare nella nostra società". La storia della Spagna degli ultimi due secoli - ha ricordato - è stata, per disgrazia, segnata da tensioni che più di una volta sono degenerate in contrasti fratricidi. L'ultimo e il più terribile di tutti negli anni Trenta, nel contesto di una situazione internazionale caratterizzata da ideologie totalitarie di diverso segno. "Grazie a Dio l'attuale situazione nazionale e internazionale non è la stessa. Però occorre sempre vigilare per evitare alla radice comportamenti, parole e strategie e tutto ciò che può dare adito a un confronto che può sfociare anche nella violenza". È necessario coltivare uno spirito di riconciliazione, di generoso sacrificio che caratterizza la vita sociale e politica del Paese. Si tratta di perseguire, senza rimozioni e codardie, "un'autentica e sana purificazione della memoria", fondata sugli alti ideali della giustizia, della libertà fino a quello evangelico del perdono e dell'amore fraterno. A tale cammino di riconciliazione tra le persone sono chiamate specialmente le giovani generazioni, che devono superare il pesante passato dimenticando rancori e contrasti.