26 de abril de 2008

Il governo di Rodríguez Zapatero

L'Osservatore Romano - 26 aprile 2008)

Il governo di Rodríguez Zapatero alla prova del secondo mandato

di Antonio Pelayo
José Luis Rodríguez Zapatero, che ha riportato un'ampia vittoria nelle elezioni legislative svoltesi il 9 marzo in Spagna, ha formato il suo secondo Governo entrato in carica di recente. La stampa internazionale ha sottolineato in particolare la cosiddetta quota rosa del nuovo Esecutivo, ossia l'alto numero di donne che ne fanno parte (nove ministri donne di fronte otto ministri uomini). Vi sono tuttavia altri aspetti che, secondo noi, meritano di essere evidenziati. Vi è prima di tutto quello che potremmo chiamare Zapatero bis, un evidente elemento di continuità che salta all'occhio se teniamo conto che accanto al presidente del Governo continueranno nel loro incarico i due vicepresidenti e sette ministri: quelli degli Affari Esteri, Giustizia, Sviluppo, Amministrazione Pubblica, Cultura, Sanità e Consumo. Altri tre ministri hanno cambiato portafoglio ma continuano ad operare nel Gabinetto, nel quale sono entrate solo cinque nuove personalità (tre donne e due uomini). Da questo punto di vista importanti, più che le cifre, sono le personalità rimaste al loro posto, in modo particolare i due vicepresidenti. La signora María Teresa Fernández de la Vega è ancora il primo vicepresidente, ma conserva anche il ministero della Presidenza e continuerà a fungere da portavoce del Governo. La sua forte personalità, la sua disponibilità ad agire come "pompiere" nelle situazioni di crisi e il suo attivismo in alcuni temi specifici di politica estera le hanno conferito un posto di primo piano nella precedente legislatura e così avverrà anche in quella attuale. In quanto all'altro vicepresidente, Pedro Solbes, egli continua a essere a capo del ministero dell'Economia e delle Finanze al quale spetta la delicatissima gestione della crisi che scuoterà - e sta già scuotendo - tutte le economie occidentali e quindi anche quella spagnola entrata in un processo di forte decelerazione con il conseguente aumento della disoccupazione e una forte diminuzione del consumo interno. È entrato a far parte del Governo, come ministro dell'Industria, del Turismo e del Commercio, Miguel Sebastián - uomo di assoluta fiducia del presidente Rodríguez Zapatero - che ha diretto in passato l'ufficio economico della presidenza del Governo. Il coordinamento fra i due ministri appare ad alcuni osservatori problematico per i dissensi che si sono già manifestati in passato. Per questo Solbes ha affermato che sarà lui a dettare le priorità dell'azione governativa in materia economica, ma è ancora presto per verificare se ciò accadrà. In ogni caso Rodríguez Zapatero non può permettersi dissensi interni nella gestione della crisi dell'economia spagnola, che si delinea come un'indiscussa priorità del suo Governo. La politica estera non è stata fra le priorità del presidente Rodríguez Zapatero durante il suo primo mandato, a differenza dei Governi di Felipe González o di José María Aznar molto attivi in questo campo. La conferma di Miguel Angel Moratinos a capo del ministero degli Esteri viene interpretata a Madrid come una garanzia di professionalità per il rilancio della politica spagnola. Quest'ultima s'intensificherà in alcuni ambiti storicamente interessanti, come quello dell'Unione europea - con un nuovo sottosegretario, Diego López Garrido - di cui la Spagna avrà la presidenza nel 2010, e quello dell'America Latina, dove sono in gioco non solo la tradizionale influenza storica, ma anche ingenti interessi commerciali in paesi come il Brasile, l'Argentina, il Cile e la Bolivia. La posizione del socialista Rodríguez Zapatero nel vecchio continente potrebbe apparire difficile di fronte a Governi di diverso colore politico come quelli di Sarkozy, della Merkel e di Berlusconi ma, senza dubbio, si può sperare che migliorino i rapporti con gli Stati Uniti che, per tutto il tempo dell'amministrazione Bush, sono stati piuttosto tiepidi. Il presidente Rodríguez Zapatero ha insistito molto sul fatto che definire un nuovo schema di Governo è stato più importante che nominare ministri. Lo ha dimostrato ridistribuendo le responsabilità di alcuni dicasteri e creando due nuovi e significativi ministeri: quello della Scienza e Innovazione e quello delle Pari opportunità. A capo del primo figura Cristina Garmendia (nata a San Sebastián quarantasei anni fa, laureata in biologia), che si occuperà anche delle università - per le quali è stato però nominato sottosegretario il socialista catalano Marius Rubiralta - ma soprattutto degli organismi che operano nel campo della ricerca e della tecnologia al fine di dare impulso al famoso "I+D+I", cioè investigación, desarrollo, innovación (ricerca, sviluppo, innovazione). La titolare del secondo ministero è Bibiana Aido, il ministro più giovane della democrazia spagnola, di soli trentun'anni. A lei spetta il complesso compito di inventare un ministero trasversale che dovrà far fronte alla cosiddetta violenza di genere, una vera piaga della società spagnola. Tornando al tema della quota rosa - oltre al numero dei ministri donne del secondo governo Rodríguez Zapatero - a richiamare l'attenzione è stata ovviamente la nomina a titolare del ministero della Difesa della socialista catalana Carme Chacón, di 37 anni, incinta al settimo mese. Da diverse esponenti del femminismo internazionale sono piovute approvazioni per questa decisione del presidente e per i primi atti del ministro, come il viaggio lampo in Afghanistan (in Italia si è invece aperto in proposito un dibattito). Senza nulla togliere alla volontà paritaria che ha presieduto la formazione del Governo, a nostro parere bisogna tener ben presente i dati: dei diciotto membri del Governo sono uomini otto ministri più il presidente. Altri nove ministri sono donne, per cui si può parlare di parità di genere. Se invece esaminiamo i sottosegretari constatiamo che gli uomini sono diciannove mentre le donne dieci, con uno squilibrio che non lascia spazio a dubbi. È più pertinente analizzare la composizione del Governo - ministri e sottosegretari - sulla base di altri criteri, come l'incorporazione di quella che potremmo definire la terza generazione del socialismo spagnolo contemporaneo - la prima sarebbe quella di Felipe González e Alfonso Guerra, la seconda quella del presidente Rodríguez Zapatero - rappresentata dalla già citata catalana Carme Chacón, dal suo successore nel ministero delle Politiche abitative, Beatriz Corredor, da Bibiana Aido, nata in uno dei santuari del socialismo andaluso qual è Alcalá de los Gazules (Cadice) nel 1977. Bisogna inoltre tener conto che il presidente doveva premiare chi ha favorito la sua seconda vittoria alle urne: i socialisti catalani del "Psc". Uno di essi è il nuovo ministro del Lavoro e dell'Immigrazione, Celestino Corbacho, storico sindaco dell'Hospitalet de Lobregat, che a partire dalla sua esperienza personale di emigrante - è nato nella provincia di Badajoz - dovrà misurarsi con il fenomeno migratorio. Il "Psc" può inoltre contare su tre sottosegretari in ministeri chiave come quelli dell'Economia, dell'Ambiente rurale e marino e della Scienza e Innovazione di recente istituzione. Con il nuovo Governo si apre anche un nuovo capitolo nei rapporti tra Chiesa e Stato che, soprattutto nella fase finale della precedente legislatura, hanno registrato notevoli dissensi. Vista la conferma nei loro incarichi del vicepresidente De la Vega e del ministro Moratinos (come pure dei ministri della Giustizia e dell'Istruzione), non sembra prevedibile un cambiamento nella politica del presidente Rodríguez Zapatero, quanto meno in un futuro immediato. La Chiesa spagnola, per mezzo del nuovo presidente della conferenza episcopale, il cardinale Rouco Varela, ha offerto al Governo la sua leale collaborazione per un servizio comune ai cittadini. Questa può svilupparsi in molti campi quali - per citarne solo alcuni - l'immigrazione, l'attenzione alle persone con handicap fisici o psichici, conformemente alla cosiddetta "Ley de dependencia", la cooperazione con il terzo mondo, l'educazione dei giovani all'interno e all'esterno del contesto scolastico, l'assistenza ai malati in fase terminale e così via. Il presidente Rodríguez Zapatero ha ribadito la sua disponibilità a governare attraverso il dialogo e il rispetto reciproco, atteggiamento che senza dubbio si può attendere anche dalla Chiesa in Spagna.