7 de noviembre de 2013

Negoziato in salita tra israeliani e palestinesi

L’OSSERVATORE ROMANO

Anno CLIII n. 256 (46.500)                                  Città del Vaticano                                       venerdì 8 novembre 2013


Kerry costretto a constatare la distanza tra le due parti
Negoziato in salita tra israeliani e palestinesi

TEL AVIV, 7. L’Amministrazione degli Stati Uniti considera «gli insediamenti israeliani illegittimi e dannosi per il proseguimento del processo di pace».

È un bilancio pesante quello tracciato dal segretario di Stato americano, John Kerry, al termine della sua visita in Israele e nei Territori palestinesi. Dopo aver incontrato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente dell’Autorità palestinese (Ap), Abu Mazen, Kerry non ha potuto non constatare la profonda distanza che ancora separa le due parti. «Come in ogni processo negoziale — ha detto — ci sono degli alti e dei bassi», ma un accordo di pace «non è una missione imp ossibile».

Le trattative dirette tra israeliani e palestinesi sono riprese lo scorso luglio, dopo tre anni di interruzione, soprattutto su iniziativa dell’Amministrazione di Barack Obama, che punta a raggiungere un accordo in tempi brevi, al massimo nove mesi. Voci parlano di uno schema di intesa che sarebbe già stato presentato alle parti coinvolte e che dovrebbe essere illustrato ufficialmente dalla Casa Bianca nel prossimo gennaio. Tuttavia, sul terreno le cose non sembrano così facili: il nodo degli insediamenti continua a pesare seriamente.

Ieri, al termine del colloquio con Abu Mazen, Kerry ha smentito che i palestinesi abbiano acconsentito alla costruzione di nuovi alloggi israeliani in Cisgiordania in cambio della liberazione dei detenuti, voce circolata nelle scorse settimane. «Il presidente Obama e io — ha detto Kerry — siamo determinati e non ci faremo fermare». E sul piatto Kerry ha messo anche un piano americano in Cisgiordania: 75 milioni di dollari in microinterventi per l’economia palestinese che si aggiungono ai venticinque milioni già stabiliti.

Lo sviluppo degli insediamenti non è l’unico motivo di frizione: i palestinesi si oppongono con forza anche a una presenza israeliana nella Valle del Giordano, chiesta da Netanyahu nei giorni scorsi per motivi di sicurezza. C’è poi il problema, altrettanto spinoso, della diversità di vedute tra le parti sui confini tra i due Stati.

Infine, secondo indiscrezioni diffuse dall’emittente «Al Jazeera», che riporta i risultati di una ricerca dell’università di Losanna, l’ex presidente dell’Ap e leader dell’Olp (organizzazione per la liberazione della Palestina), Yasser Arafat, deceduto l’11 novembre 2004, sarebbe stato vittima di un avvelenamento da polonio.

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