5 de abril de 2016
Per il Brasile preghiera e dialogo sociale
Preoccupazione delle comunità cristiane di
fronte alla stagione di crisi
Per il Brasile
preghiera e dialogo sociale
pagina 6
L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 4-5 aprile 2016
BRASÍLIA, 4. «Le
Chiese preghino per il Paese»: l’appello lanciato recentemente dal pastore Olav
Fykse Tveit, segretario generale del World Council of Churches (Wcc) riassume
eloquentemente il senso della forte preoccupazione che l’intera comunità
cristiana avverte per le sorti del Brasile che sta vivendo, almeno negli ultimi
anni, un’inedita stagione segnata da una pesante crisi morale prima ancora che
economica.
Nelle scorse settimane,
come è noto, di fonte alle manifestazioni di piazza dovute ai clamorosi
sviluppi delle indagini sul caso Petrobras, che sono arrivate a coinvolgere
direttamente l’ex presidente Lula, i vescovi cattolici con una nota del
presidente della Conferenza episcopale, Sérgio da Rocha, arcivescovo di
Brasília, avevano condannato con decisione ogni forma di corruzione, invitando
a superare la crisi attraverso la trasparenza delle istituzioni e il dialogo
tra le forze sociali. Una voce
quella cattolica che, sicuramente, tornerà a farsi sentire tra pochi giorni in
occasione della plenaria dell’episcopato che si terrà ad Aparecida dal 6 al 15
aprile prossimi. In quella occasione, come è stato già annunciato dal
segretario generale e vescovo ausiliare di Brasília, monsignor Leonardo
Steiner, i presuli provvederanno all’elaborazione di un nuovo volume della
serie «Pensando il Brasile», che presenta la visione dell’episcopato sulla
realtà sociale del Paese.
Alla preoccupazione della comunità cattolica si
aggiunge dunque anche quella delle altre confessioni cristiane. Voci non
propriamente marginali, soprattutto se si considera che le realtà ecclesiali
che fanno riferimento alle comunità nate con la riforma protestante
rappresentano oltre il 20 per cento della popolazione.
In questa prospettiva, nei giorni scorsi il
segretario generale del Wcc ha espresso la propria preoccupazione per le turbolenze
sociali e politiche in corso in Brasile, esortando le comunità cristiane e
tutti i settori della società «a difendere i principi democratici, a rispettare
i diritti umani fondamentali e assicurare libertà di espressione e opinione a
tutti». Tveit ha sottolineato in particolare la necessità di «rispettare la
dignità umana e lo Stato di diritto al fine di evitare l’incitamento alla
violenza attraverso un discorso di odio». E ha aggiunto: «È importante che casi
sospetti di corruzione siano pienamente investigati, rispettando i diritti
costituzionali delle persone indagate, e che la società brasiliana e gli attori
politici prevengano l’incitazione alla violenza e superino la crescente
polarizzazione e radicalizzazione nel Paese». Il leader dell’organizzazione
ecumenica ha anche affermato che «la futura stabilità democratica in Brasile è
molto importante per tutti i gruppi di cittadini del Paese, ma anche per
l’America latina nel suo insieme».
Che dunque, questo l’appello, le Chiese e le
comunità ecclesiali in Brasile «preghino per il Paese, promuovendo il rispetto
dello Stato di diritto e si facciano ambasciatrici della riconciliazione in
nome del Signore Gesù Cristo».
La preoccupazione principale è quella per il
rispetto della legalità e della Costituzione. E se già lo scorso 10 marzo il
Consiglio della Chiesa presbiteriana unita del Brasile condannava la
spettacolarizzazione di alcune operazioni giudiziarie — «creano un brodo di
cultura pernicioso, permeato di odio per chi la pensa in modo diverso, che potrà
degenerare» — pochi giorni fa un movimento che riunisce migliaia di evangelici
in tutto il Paese, con la partecipazione di oltre 1.500 pastori, ha divulgato
un manifesto per la normalità democratica. Un testo che — come sottolinea il
quotidiano online Riforma.it — denuncia la selettività dei media nel
trasmettere l’informazione, richiama i propri fedeli a non entrare nel gioco
della condanna affrettata e chiede il rispetto del voto del 2014. Una presa di
posizione peraltro non distante da quanto sostenuto il 20 marzo scorso dal
vescovo cattolico della diocesi di Cratéus, Ailton Menegussi: «Noi non
accettiamo che nessun partito politico approfitti di questa crisi per fare un
golpe nel Paese. Noi non siamo interessati a cambiare semplicemente di governo,
noi vogliamo che il Paese sia rispettato, che il cittadino brasiliano sia
rispettato, è questo che vuole la Conferenza episcopale brasiliana. Noi non
appoggiamo un cambiamento di governo, di persone interessate che vogliono solo
insediarsi e che sono carrieriste ».
Nelle scorse settimane, come è noto, di fonte alle manifestazioni di
piazza dovute ai clamorosi sviluppi delle indagini sul caso Petrobras, che sono
arrivate a coinvolgere direttamente l’ex presidente Lula, i vescovi cattolici
con una nota del presidente della Conferenza episcopale, Sérgio da Rocha,
arcivescovo di Brasília, avevano condannato con decisione ogni forma di
corruzione, invitando a superare la crisi attraverso la trasparenza delle
istituzioni e il dialogo tra le forze sociali. Una voce quella cattolica che,
sicuramente, tornerà a farsi sentire tra pochi giorni in occasione della
plenaria dell’episcopato che si terrà ad Aparecida dal 6 al 15 aprile prossimi.
In quella occasione, come è stato già annunciato dal segretario generale e vescovo
ausiliare di Brasília, monsignor Leonardo Steiner, i presuli provvederanno
all’elaborazione di un nuovo volume della serie «Pensando il Brasile», che
presenta la visione dell’episcopato sulla realtà sociale del Paese.
Alla preoccupazione della comunità cattolica si
aggiunge dunque anche quella delle altre confessioni cristiane. Voci non
propriamente marginali, soprattutto se si considera che le realtà ecclesiali
che fanno riferimento alle comunità nate con la riforma protestante
rappresentano oltre il 20 per cento della popolazione.
In questa prospettiva, nei giorni scorsi il
segretario generale del Wcc ha espresso la propria preoccupazione per le
turbolenze sociali e politiche in corso in Brasile, esortando le comunità
cristiane e tutti i settori della società «a difendere i principi democratici,
a rispettare i diritti umani fondamentali e assicurare libertà di espressione e
opinione a tutti». Tveit ha sottolineato in particolare la necessità di
«rispettare la dignità umana e lo Stato di diritto al fine di evitare
l’incitamento alla violenza attraverso un discorso di odio». E ha aggiunto: «È
importante che casi sospetti di corruzione siano pienamente investigati,
rispettando i diritti costituzionali delle persone indagate, e che la società
brasiliana e gli attori politici prevengano l’incitazione alla violenza e
superino la crescente polarizzazione e radicalizzazione nel Paese». Il leader
dell’organizzazione ecumenica ha anche affermato che «la futura stabilità
democratica in Brasile è molto importante per tutti i gruppi di cittadini del
Paese, ma anche per l’America latina nel suo insieme».
Che dunque, questo l’appello, le Chiese e le
comunità ecclesiali in Brasile «preghino per il Paese, promuovendo il rispetto
dello Stato di diritto e si facciano ambasciatrici della riconciliazione in
nome del Signore Gesù Cristo».
La preoccupazione principale è quella per il
rispetto della legalità e della Costituzione. E se già lo scorso 10 marzo il
Consiglio della Chiesa presbiteriana unita del Brasile condannava la spettacolarizzazione
di alcune operazioni giudiziarie — «creano un brodo di cultura pernicioso,
permeato di odio per chi la pensa in modo diverso, che potrà degenerare» —
pochi giorni fa un movimento che riunisce migliaia di evangelici in tutto il
Paese, con la partecipazione di oltre 1.500 pastori, ha divulgato un manifesto
per la normalità democratica. Un testo che — come sottolinea il quotidiano
online Riforma.it — denuncia la selettività dei media nel trasmettere
l’informazione, richiama i propri fedeli a non entrare nel gioco della condanna
affrettata e chiede il rispetto del voto del 2014. Una presa di posizione
peraltro non distante da quanto sostenuto il 20 marzo scorso dal vescovo
cattolico della diocesi di Cratéus, Ailton Menegussi: «Noi non accettiamo che
nessun partito politico approfitti di questa crisi per fare un golpe nel Paese.
Noi non siamo interessati a cambiare semplicemente di governo, noi vogliamo che
il Paese sia rispettato, che il cittadino brasiliano sia rispettato, è questo
che vuole la Conferenza episcopale brasiliana. Noi non appoggiamo un cambiamento di governo, di
persone interessate che vogliono solo
insediarsi e che sono carrieriste ».
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