11 de abril de 2013
Nel mondo è in aumento l’antisemitismo
Uno studio dell’università di Tel Aviv in
collaborazione con l’European Jewish Congress
Nel mondo
è in aumento
l’antisemitismo
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L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 12 aprile 2013
GERUSALEMME, 11. C’è un diffuso e crescente
sentimento antisemita nel mondo che desta preoccupazione: è quanto emerge da un
recente rapporto pubblicato dal Centro Kantor per lo studio dell’ebraismo
contemporaneo dell’Università di Tel Aviv, nel quale viene “fotografata” la
situazione — relativa all’anno 2012 — in vari Paesi dove si sono verificati atti
di violenza e di discriminazione. Lo studio è stato realizzato in
collaborazione con l’European Jewish Congress (Ejc), l’istituzione che rappresenta
tutte le Federazioni ebraiche nazionali in Europa.
Rispetto al 2012 la ricerca pone in evidenza una preoccupante
crescita degli episodi di intolleranza. Tra i Paesi dove la tendenza è più
negativa vi è, per esempio, la Francia (58 per cento in più di violenze). Qui,
il 19 marzo 2012, è avvenuta la strage nella scuola ebraica «Ozar Hatorah» a
Tolosa, nella quale sono morte sette persone, tra cui tre bambini. Un evento
sanguinoso che ha scosso profondamente il Paese transalpino e il mondo intero.
Dunque, il 2012 ha registrato, non solo in Francia, una
recrudescenza dell’antisemitismo. Il rapporto dell’università offre un dato
allarmante: una crescita di trenta punti percentuali di attacchi, rispetto al 2011.
La stima appare ancora più significativa, purtroppo in negativo, se paragonata,
invece, a una tendenza alla diminuzione degli episodi di violenza che si erano
registrati negli anni passati.
In totale i ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno
riscontrato 686 attacchi e altri episodi di intolleranza religiosa, legati
soprattutto alla presenza molto attiva in vari Paesi di organizzazioni
neonaziste o comunque di stampo razzista. Tra i Paesi più colpiti vi sono anche Stati Uniti, Gran Bretagna,
Canada, Ucraina e Ungheria. Negli Stati Uniti gli episodi registrati sono stati
99; 84 in Gran Bretagna, 74 in Canada. Anche l’Italia
risulta nella lista nera con 18 episodi. «Come leader ebraico — ha sottolineato
il presidente dell’European Jewish Congress, Moshe Kantor — sento il pericolo
per le comunità, per la gente che passeggia per strada, vicino alle sinagoghe e
alle scuole ebraiche. Assistiamo a fatti che prima non avvenivano». Il
riferimento è anche, si osserva nel rapporto, alla correlazione «tra il
rafforzarsi politico dei partiti di estrema destra e l’alto livello di
antisemitismo che include atti violenti e vandalismo». Per il presidente dell’Ejc «il fatto che il neonazismo
sia legale in Europa è un fenomeno che deve essere notato». Dei 686 attacchi,
273 hanno preso di mira ebrei di qualunque età e ben 166 sono stati diretti a
uccidere direttamente le persone. Altre violenze si sono concentrate su luoghi
di culto e altre strutture di rilievo: si tratta in generale di incursioni vandaliche
contro sinagoghe, cimiteri, monumenti e altre proprietà pubbliche e private: al
riguardo il numero di episodi è 190. Altri 200 atti vandalici si sono
registrati ai danni di proprietà pubbliche e private.
A destare allarme è inoltre la recrudescenza degli episodi
antisemiti nei Paesi dell’Europa dell’Est, su tutti l’Ungheria. C’è
preoccupazione per «i segnali che arrivano dall’Ungheria dato che non passa una
settimana senza che si registri un attacco alle minoranze o commenti
oltraggiosi da parte di politici di estrema destra». In Ungheria si richiama l’attività
politica del partito populista di estrema destra Jobbik. Nel rapporto si
osserva un aumento delle tendenze razziste nella popolazione e si lega questo
all’influenza della propaganda politica. «Dobbiamo fare tutto il possibile per
invertire queste tendenze negative — ha commentato Moshe Kantor — e deve essere
attuata una politica di “tolleranza zero” per contrastare il razzismo». Il
presidente dell’E u ro - pean Jewish Congress ha aggiunto che sono in corso una
serie di contatti con i rappresentanti del Governo ungherese e dell’Unione
europea «perché questa situazione non può continuare». Per l’Ungheria, nel rapporto,
si parla «dell’andamento razzista e antisemita più preoccupante in Europa».
Per l’Ungheria, ma la realtà riguarda anche altri Paesi, si imputa
l’allarme poi alla sempre più ampia utilizzazione tra la popolazione dei moderni
strumenti di comunicazione. Facebook e altre piattaforme di condivisione
digitali contribuiscono a diffondere idee di violenza e di discriminazione nei
confronti della comunità ebraica. Tra i Paesi dove si fa strada una pericolosa
deriva antisemita vi sono anche la Grecia e l’Ucraina. Moshe Kantor ha concluso
appellandosi all’Unione europea e ad altre istituzioni per porre in atto misure
di protezione nei riguardi delle comunità ebraiche. Nel 2012 L’agenzia
dell’Unione europea per i Diritti fondamentali — che ha sede a Vienna ed è
operativa dal 1º marzo del 2007 — ha promosso un’indagine per conoscere le
problematiche legate all’antisemitismo in nove Paesi dell’Unione stessa,
affidando le rilevazioni al centro studi Institute for Jewish Policy Research. L’Unione europea — si legge in una
nota del centro studi Jewish Policy Research — intende usare i dati raccolti
per animare le sue politiche future di fronte all’antisemitismo.
Rilievi della polizia dopo l’attentato alla
scuola ebraica «Ozar Hatorah» a Tolosa, il 19 marzo 2012 (LaPre s s e / Ap )
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