4 de marzo de 2013

Religione e spazio pubblico


La liberta religiosa davanti al relativismo laicista
L’OSSERVATORE ROMANO, pág.4 lunedi-martedi 4-5 marzo 2013
Religione e spazio pubblico

Conversaciones en el Palacio de Espana

Pubblichiamo, in una nostra traduzione, ampi stralci del discorso che il ministro degli Interni spagnolo ha tenuto il 27 febbraio a Roma, all’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede nell’ambito del ciclo di conferenze ≪Conversaciones en el Palacio de Espana≫.


Jorge Fernández Díaz ha intervenido en la conferencia “Religión y Espacio Público” en la Embajada de España ante la Santa Sede

di JORGE FERNANDEZ DIAZ*
La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, approvata dall’Assemblea generale dell’Onu il 10 dicembre 1948, nel suo articolo 18 proclama che ≪ogni individuo ha diritto alla liberta di pensiero, di coscienza e di religione≫, precisando che ≪tale diritto include la liberta di cambiare religione o credo, e la liberta di manifestare isolatamente o in comune, in pubblico o in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti≫.

La liberta religiosa ha quindi una dimensione personale e un’altra comunitaria. Di conseguenza non esiste liberta religiosa in un Paese se la religione trova spazio solo nella sfera privata e nelle coscienze dei cittadini e non lo trova pero nella sfera pubblica. Parlare di religione e di spazio pubblico significa parlare, in definitiva, della concretezza dell’e s e rc i z i o del diritti di liberta religiosa. Cio sara piu o meno rispettato in base a come si struttureranno i rapporti tra Stato e le confessioni religiose. Tali rapporti costituiscono l’applicazione pratica della liberta religiosa.

Le relazioni tra lo Stato e le religioni o confessioni religiose si strutturano attorno a diversi modelli a seconda dei Paesi: cosi andiamo dallo Stato teocratico, dove il potere politico e la religione s’identificano, fino allo Stato ateo, dove la religione viene proibita e perseguitata. Tra questi estremi si situano lo Stato laico, lo Stato confessionale e lo Stato aconfessionale.

Nello Stato separazionista o laico il potere politico non lascia che le religioni intervengano nello spazio pubblico e si limita a permettere agli individui di avere un proprio credo, purche questo resti circoscritto all’intimita della loro coscienza. Gli Stati laici hanno chiaramente diversi gradi d’intensita: la Francia democratica e tradizionalmente laica — dove si rispetta la liberta religiosa — non e uguale ad altri Paesi.

Allo stesso modo esistono regimi confessionali — dove lo Stato contempla una religione ufficiale — nei quali si rispettano la liberta religiosa e la democrazia. Confessionali sono l’anglicano Regno Unito, dove la regina d’Inghilterra e il capo della Chiesa, la Danimarca luterana, la Grecia ortodossa e Malta, dove la religione ufficiale e quella cattolica. Sono tutti Paesi confessionali e sono tutti Paesi democratici membri dell’Unione europ ea.

Il modello spagnolo, plasmato nell’articolo 16 della Costituzione spagnola del 1978, e quello di Stato aconfessionale con cooperazione Non c’e una religione ufficiale e pertanto lo Stato si dichiara aconfessionale, non “anticonfessionale”. La aconfessionalita non vuole dire laicismo ne indifferenza, ma neutralita, il che e diverso. Lo Stato rispetta il credo e il non credo di tutti. Ebbene, lo Stato aconfessionale riconosce come elemento positivo il fatto religioso e stabilisce rapporti di collaborazione o di cooperazione con quelle confessioni che sono notoriamente radicate in Spagna. Nel 1979 lo Stato spagnolo ha firmato quattro accordi di cooperazione con la Santa Sede e nel 1992 ha sottoscritto patti di cooperazione anche con le istituzioni rappresentative degli ebrei, dei musulmani e dei protestanti presenti in Spagna, che hanno funzionato, in linea generale e a detta delle stesse confessioni religiose, in modo molto soddisfacente. La Spagna di oggi, di conseguenza, e organizzata giuridicamente come uno Stato aconfessionale. Pretendere quindi di definire lo Stato spagnolo come uno Stato laico significa alterare la Costituzione.

Dopo aver presentato il regime dello Stato aconfessionale in Spagna, vorrei soffermarmi sulle limitazioni — talvolta veri e propri attacchi — che sta subendo la liberta religiosa nel nostro tempo. Infine illustrero che cosa la ragione e la stessa religione possono offrire in difesa della liberta religiosa.

In questa Europa del XXI secolo viviamo momenti di crisi. Alla terribile crisi economica e politica dobbiamo aggiungere un’altra crisi piu profonda, che e alla radice di tutto: quella dei valori della civilta occidentale con conseguenze altrettanto tragiche. In molti Paesi che condividono i valori secolari e cristiani della civilta occidentale si e rinunciato alla cultura e ai valori che nel corso dei secoli hanno forgiato la nostra civilta. Giovanni Paolo II, il 9 novembre 1982, a Santiago de Compostela, rifletteva in tal senso nel gridare: ≪Europa: Ritrova te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini≫.

Piu di recente, il 22 settembre 2011, Benedetto XVI, nel suo discorso

In Spagna la Costituzione ha plasmato un modello di Stato aconfessionale Ne laicismo ne indifferenza ma neutralita con il riconoscimento dell’importanza della cooperazione con le confessioni radicate nel Paese

di fronte al Reichstag a Berlino, ci ha indicato quali sono questi valori “persi” affermando che ≪la cultura dell’Europa e nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma — dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identita dell’Europa (...) difendere i quali [valori] e nostro compito in questo momento storico≫.

Benedetto XVI, nel corso del suo pontificato, ha ripetutamente identificato l’origine della perdita di questi valori: il relativismo morale, che, come metodo scientifico di pensiero, e stato pero superato dal memorabile sillogismo di Jean Guitton: ≪Se tutto e relativo, e relativo anche che tutto sia relativo≫, per la qual cosa lo stesso relativismo non puo includere l’esistenza di una verita assoluta. Il relativismo e all’origine dei mali che demoliscono i nostri sistemi democratici: il mal governo, la corruzione o la sconnessione con il popolo che si rappresenta sono chiare conseguenze di questo relativismo e di questa perdita di valori. E non possiamo dimenticare che il relativismo morale e lo stendardo del fondamentalismo laicista. Il laicismo esacerbato intende svuotare i due diritti fondamentali e basilari dell’essere umano — il diritto alla vita e la liberta religiosa — e demolire la famiglia, istituzione naturale anteriore allo Stato.

Oggigiorno, nel XXI secolo, con la scusa e il pretesto del “politicamente c o r re t t o ” e della liberta di espressione, si denigra e si umilia — a opera di alcuni politici e tribunali di giustizia — la liberta religiosa, allorquando la liberta di espressione e un diritto subordinato alla liberta di coscienza e alla liberta religiosa: un individuo prima pensa, poi si esprime, perche nessuno puo esprimere cio in cui non crede o che non pensa in coscienza; in caso contrario l’individuo non si starebbe esprimendo liberamente, ma sarebbe schiavo di cio che gli altri pensano per lui.

L’intolleranza del “politicamente corretto” e l’anteporre la liberta di espressione alla liberta religiosa minano il diritto alla liberta di religione, cosi come e stata definita, insisto, nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Benedetto XVI ci ha avvisati dicendo che quando il relativismo morale si assolutizza in nome della tolleranza, i diritti fondamentali si relativizzano e si apre la porta al totalitarismo; ha poi precisato che nelle questioni fondamentali del diritto, dove a essere in gioco e la dignita dell’uomo e dell’umanita, il principio della maggioranza non basta.

Nel suo colloquio con Jurgen Habermas tenutosi all’universita cattolica di Monaco il 19 gennaio 2004 sui Nel suo colloquio con Jurgen Habermas tenutosi all’universita cattolica di Monaco il 19 gennaio 2004 sui ≪Fondamenti morali prepolitici ≫, l’allora cardinale Ratzinger, dopo aver riconosciuto che esistono patologie nella religione (come il terrorismo fondamentalista), sottolineava che era anche necessario riconoscere che esistono patologie nella ragione (come la bomba atomica e la reificazione dell’uomo); la ragione deve essere consapevole dei propri limiti perche altrimenti puo diventare distruttrice dell’uomo e del mondo. Per Ratzinger la ragione e la fede, la ragione e la religione, sono chiamate a depurarsi e a redimersi reciprocamente.

Ebbene, il mondo occidentale con il relativismo morale corre il rischio di rinunciare ai suoi valori e di perdere la propria identita, poiche il relativismo morale rinuncia non solo alla religione ma anche alla ragione.

Oggi e quindi piu che mai necessario recuperare e difendere — a partire dalla ragione — i valori secolari della nostra societa, quali sono la legge naturale, il diritto naturale e i diritti umani, che non dipendono dal fatto che uno sia o meno credente e che, proprio per questo, costituiscono un punto d’incontro tra i credenti di diverse religioni e i non c re d e n t i.

La ragione fornisce anche i principi generali del diritto, come ≪il dare a ognuno il suo≫, ≪l’esercitare i diritti conformemente alle esigenze della buona fede≫, ≪l’i n t e rd i z i o n e dell’abuso di diritto≫, ≪la diligenza di un buon padre di famiglia≫, che sono comuni agli ordinamenti giuridici di tutti i tempi e di tutte le cult u re.

Da parte sua la Chiesa puo contribuire al recupero dei valori della nostra societa in molti modi: in primo luogo con il decalogo della tradizione giudeo-cristiana. E anche con il principio dell’amore e della carita di Gesu Cristo, ≪non fare agli altri cio che non vorresti fosse fatto a te≫, che si riflette nel riconoscimento della dignita intrinseca di ogni essere umano e nelle numerose opere di assistenza sociale della Chiesa, tanto rispettate e ammirate in tutto il mondo, da tutte le nazioni e da tutte le confessioni religiose.

La Chiesa puo inoltre dare il suo apporto con la dottrina sociale: principi come il bene comune, la giustizia distributiva, la sussidiarieta, la destinazione universale dei beni,

Il cristianesimo e i valori secolari della civilta occidentale contengono il seme per cambiare e migliorare il mondo Percio urge recuperarli per la politica e per lo spazio pubblico

la centralita della persona umana, il lavoro come gestione del creato e l’opzione preferenziale per la carita.

In conclusione, ne il cristianesimo ne i valori secolari della civilta occidentale sono un ostacolo alla pace, bensi prevengono e risolvono i conflitti e contengono il seme per cambiare e migliorare il mondo. Percio urge recuperarli per la politica e per lo spazio pubblico. E in questo contesto che si deve affermare l’e s e rc i z i o della liberta religiosa.
   

*Ministro del Interior del Gobierno español.


Nota del Blog: Aunque se pueda discordar de algunas de las afirmaciones expuestas en este artículo –y el propio autor del Blog tendría observaciones que hacer- es cierto que, en su totalidad, la conferencia denuncia con lucidez el relativismo moral y enseña que la doctrina católica es la fuente auténtica de la verdadera moral y fundamento de los bienes seculares de la civilización occidental
   

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