10 de agosto de 2009

L'Osservatore Romano - 8 agosto 2009 Il congresso di Betlemme sollecita l'istituzione di una commissione d'inchiesta per fare chiarezza sulla morte

L'Osservatore Romano - 8 agosto 2009


Il congresso di Betlemme sollecita l'istituzione
di una commissione d'inchiesta per fare chiarezza sulla morte di Arafat
Al Fatah alla resa dei conti
cerca una nuova leadership per la pace

Tel Aviv, 7. Entra nel vivo il congresso del partito palestinese Al Fatah, forza maggioritaria dell'Olp (l'organizzazione per la liberazione della Palestina). Oggi gli oltre duemila delegati riuniti a Betlemme, in Cisgiordania, devono votare per il rinnovo degli organi centrali del movimento: il Consiglio rivoluzionario e il Comitato centrale. Lo ha annunciato ieri Nabil Amru, portavoce del congresso, durante una conferenza stampa organizzata ai margini dei lavori e ripresa dalle principali emittenti satellitari arabe.
Per quanto riguarda la partecipazione dei membri del partito a Gaza - nei giorni scorsi bloccati da Hamas e impossibilitati ad assistere ai lavori dell'assise - Amru ha spiegato che il congresso ha deciso di garantire ai militanti residenti nella Striscia, controllata dal movimento islamico, una quota fissa di rappresentanza all'interno del gruppo dirigente. Inoltre, il congresso ha adottato una risoluzione che accusa Israele di aver organizzato "l'assassinio" di Yasser Arafat, fondatore e storico leader del movimento palestinese. I delegati riuniti a Betlemme hanno chiesto l'apertura di una commissione d'inchiesta sulle circostanze della scomparsa di Arafat, per la quale auspicano un aiuto internazionale. La risoluzione è stata presentata da Nasser Al Kidwa, nipote di Arafat e direttore dell'istituto dedicato al leader palestinese. Già il mese scorso, un alto esponente dell'Olp, Faruk Kaddoumi, aveva affermato di essere in possesso di un documento secondo il quale la morte di Arafat nel 2004 fu il frutto di una cospirazione ordita dall'ex premier israeliano Ariel Sharon, l'attuale presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, e l'allora capo di Al Fatah a Gaza Mohammed Dahlan.
Il Palestinian Information Center di Hamas ha fatto circolare in rete la trascrizione della registrazione di un incontro che Abu Mazen e il capo della sicurezza di Al Fatah, Mohammed Dahlan, avrebbero avuto con Sharon e una delegazione americana. L'obiettivo - secondo la trascrizione, la cui autenticità resta tutta da verificare - era proprio l'assassinio di Arafat e una nuova soluzione per la leadership palestinese. Simili indiscrezioni hanno spinto Abu Mazen stesso a dichiararsi favorevole all'istituzione della commissione d'inchiesta affinché "nessuno possa approfittare della morte di Arafat per ragioni personali", ha dichiarato il leader palestinese. Infatti, la direzione di Al Fatah, ha aggiunto, è "la prima interessata alla verità".
Nel frattempo, sul piano diplomatico, gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di congelare per almeno un anno tutta l'attività edilizia in Cisgiordania. Lo afferma il quotidiano "Haaretz" e la rivelazione è stata in parte confermata anche dal ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, secondo il quale è stato fatto un "tentativo di raggiungere un'intesa con Washington sulla sospensione della costruzione delle colonie nel contesto di un piano più ampio per un accordo regionale che sta prendendo forma con i palestinesi, ma anche con la Siria e il Libano". A proporre la sospensione sarebbe stato - riferisce "Haaretz" - l'inviato di Obama per il Medio Oriente George Mitchell. Nel suo colloquio con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, la scorsa settimana, Mitchell avrebbe fatto notare che uno stop completo agli insediamenti, anche se temporaneo, potrebbe contribuire alla normalizzazione dei rapporti tra Israele e mondo arabo e aiuterebbe a rilanciare il dialogo con i palestinesi. Barak e Netanyahu non avrebbero respinto la richiesta americana, sebbene non siano d'accordo su alcuni punti, a cominciare dalla durata del congelamento: mentre l'inviato di Obama ha chiesto almeno un anno di stop, Israele sarebbe disposto a impegnarsi per un blocco di soli sei mesi, escludendo la zona di Gerusalemme est.