5 de diciembre de 2009
Un voto contrario alla storia del popolo spagnolo
L'Osservatore Romano - 5 dicembre 2009
I vescovi sulla mozione che chiede la rimozione dei crocifissi dalle scuole
Un voto contrario alla storia del popolo spagnolo
Madrid, 4. Un voto che addolora e rattrista e che va palesemente contro la storia e la fede del popolo spagnolo. Così, il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha commentato la mozione, approvata nella sera di martedì 2 dalla commissione istruzione della Camera dei deputati di Madrid, che chiede al Governo il ritiro dei crocifissi dalle aule di tutte le scuole del Paese, sulla base di una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani.
La mozione approvata per iniziativa del piccolo partito della sinistra repubblicana catalana (Erc), con l'appoggio del Partito socialista del premier José Louis Rodriguez Zapatero, non ha tuttavia carattere vincolante per il Governo. E infatti lo stesso premier ha detto che non rientra nei programmi dell'esecutivo spagnolo ritirare i crocifissi dalle scuole. Zapatero - secondo quanto riportato da organi d'informazione - ha ribadito che decisioni in materia saranno contenute nella futura legge sulla libertà religiosa, per ora congelata dal Governo. Anche se il titolare del dicastero della Giustizia, Francisco Caamao - in dichiarazioni riferite dai media - ha detto che la sentenza di Strasburgo sarà comunque recepita dall'ordinamento giuridico spagnolo e che sarà differenziato il regime giuridico fra scuole statali e non statali.
Il voto del Parlamento spagnolo fa riferimento alla stessa sentenza con cui la Corte di Strasburgo, cui si era rivolta una donna, il mese scorso aveva condannato l'Italia per la presenza del crocifisso nelle classi, giudicandolo contrario alla libertà di religione e al diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni. La mozione è stata subito criticata dal Partito popolare, la principale forza di opposizione: "Con tutti i problemi che abbiamo nell'istruzione - ha detto il portavoce dei popolari, Juan Antonio Gómez - diamo un'immagine di frivolezza e generiamo un problema e un conflitto educativo non necessari". Critiche anche dall'associazione della scuola cattolica, che tramite il segretario generale, Manuel De Castro, ha ricordato come "il crocifisso fa parte della nostra cultura e mantenerlo nelle aule non è contro le convinzioni di nessuno". E molti dei direttori dei collegi e del centri scolastici cattolici parificati - che in Spagna sono circa 1.900 - hanno assicurato che non rimuoveranno i crocifissi dalle aule. Il presidente dell'associazione che raggruppa i genitori della scuola cattolica, Luis Carbonell, ha denunciato "una persecuzione contro coloro che non condividono l'ideologia del Governo".
Il cardinale presidente dell'episcopato iberico si è rammaricato per la mozione - "Sono molto addolorato e triste" - sperando, comunque, che questa venga bloccata prima di dar vita a un vero e proprio progetto di legge. Il ritiro dei crocefissi - ha detto Rouco Varela - priverebbe le famiglie e i bambini spagnoli delle scuole pubbliche di poter vedere il simbolo fondamentale e caratteristico della loro fede; fede che ha configurato la loro storia personale, quella della loro famiglia e del loro popolo". Il crocifisso - ha aggiunto il porporato - "non è solo un segno religioso, ma è anche il segno d'un umanesimo che ha illuminato il mondo con i valori del perdono e della misericordia". Dal presidente dei vescovi spagnoli anche una critica al "metodo" della decisione, dal momento che "la democrazia funziona con la libertà e non con l'imposizione, facilitando l'esercizio dei diritti, non limitandoli". Critiche anche dal vice presidente dei presuli iberici, il vescovo di Bilbao, Ricardo Blázquez Pérez, il quale ha ricordato come il crocifisso, oltre a essere un segno religioso, è anche il simbolo della "nostra cultura" e che "non è bene dimenticarci del nostro passato e della nostra storia".
Sulla vicenda è intervenuto anche il primate di Spagna, l'arcivescovo di Toledo, Braulio Rodríguez Plaza, il quale ha difeso la presenza dei crocifissi nella vita pubblica sottolineando il significato storico del cristianesimo. "Gesù - ha detto - ha significato molto per l'umanità. Non importa se uno creda, come i cattolici credono, che Gesù sia il Figlio di Dio. Gesù di Nazareth è un personaggio storico che ha segnato profondamente la storia umana". Tagliente il giudizio dell'arcivescovo di Oviedo, Jesús Sanz Montes, che ha parlato di "una strategia per cancellare la storia" della Spagna cattolica.
La nuova offensiva anti-crocifissi arriva a poco più di un anno dalla sentenza, nel novembre 2008, di un tribunale di Valladolid che aveva accolto la denuncia di alcuni genitori e ordinato la rimozione di un crocifisso in una scuola. A seguito delle polemiche, il Governo allora aveva cercato di gettare acqua sul fuoco, rifiutando di prendere posizione e lasciando la cosa all'iniziativa dei genitori.
I vescovi sulla mozione che chiede la rimozione dei crocifissi dalle scuole
Un voto contrario alla storia del popolo spagnolo
Madrid, 4. Un voto che addolora e rattrista e che va palesemente contro la storia e la fede del popolo spagnolo. Così, il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, presidente della Conferenza episcopale spagnola, ha commentato la mozione, approvata nella sera di martedì 2 dalla commissione istruzione della Camera dei deputati di Madrid, che chiede al Governo il ritiro dei crocifissi dalle aule di tutte le scuole del Paese, sulla base di una recente sentenza della Corte europea dei diritti umani.
La mozione approvata per iniziativa del piccolo partito della sinistra repubblicana catalana (Erc), con l'appoggio del Partito socialista del premier José Louis Rodriguez Zapatero, non ha tuttavia carattere vincolante per il Governo. E infatti lo stesso premier ha detto che non rientra nei programmi dell'esecutivo spagnolo ritirare i crocifissi dalle scuole. Zapatero - secondo quanto riportato da organi d'informazione - ha ribadito che decisioni in materia saranno contenute nella futura legge sulla libertà religiosa, per ora congelata dal Governo. Anche se il titolare del dicastero della Giustizia, Francisco Caamao - in dichiarazioni riferite dai media - ha detto che la sentenza di Strasburgo sarà comunque recepita dall'ordinamento giuridico spagnolo e che sarà differenziato il regime giuridico fra scuole statali e non statali.
Il voto del Parlamento spagnolo fa riferimento alla stessa sentenza con cui la Corte di Strasburgo, cui si era rivolta una donna, il mese scorso aveva condannato l'Italia per la presenza del crocifisso nelle classi, giudicandolo contrario alla libertà di religione e al diritto dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni. La mozione è stata subito criticata dal Partito popolare, la principale forza di opposizione: "Con tutti i problemi che abbiamo nell'istruzione - ha detto il portavoce dei popolari, Juan Antonio Gómez - diamo un'immagine di frivolezza e generiamo un problema e un conflitto educativo non necessari". Critiche anche dall'associazione della scuola cattolica, che tramite il segretario generale, Manuel De Castro, ha ricordato come "il crocifisso fa parte della nostra cultura e mantenerlo nelle aule non è contro le convinzioni di nessuno". E molti dei direttori dei collegi e del centri scolastici cattolici parificati - che in Spagna sono circa 1.900 - hanno assicurato che non rimuoveranno i crocifissi dalle aule. Il presidente dell'associazione che raggruppa i genitori della scuola cattolica, Luis Carbonell, ha denunciato "una persecuzione contro coloro che non condividono l'ideologia del Governo".
Il cardinale presidente dell'episcopato iberico si è rammaricato per la mozione - "Sono molto addolorato e triste" - sperando, comunque, che questa venga bloccata prima di dar vita a un vero e proprio progetto di legge. Il ritiro dei crocefissi - ha detto Rouco Varela - priverebbe le famiglie e i bambini spagnoli delle scuole pubbliche di poter vedere il simbolo fondamentale e caratteristico della loro fede; fede che ha configurato la loro storia personale, quella della loro famiglia e del loro popolo". Il crocifisso - ha aggiunto il porporato - "non è solo un segno religioso, ma è anche il segno d'un umanesimo che ha illuminato il mondo con i valori del perdono e della misericordia". Dal presidente dei vescovi spagnoli anche una critica al "metodo" della decisione, dal momento che "la democrazia funziona con la libertà e non con l'imposizione, facilitando l'esercizio dei diritti, non limitandoli". Critiche anche dal vice presidente dei presuli iberici, il vescovo di Bilbao, Ricardo Blázquez Pérez, il quale ha ricordato come il crocifisso, oltre a essere un segno religioso, è anche il simbolo della "nostra cultura" e che "non è bene dimenticarci del nostro passato e della nostra storia".
Sulla vicenda è intervenuto anche il primate di Spagna, l'arcivescovo di Toledo, Braulio Rodríguez Plaza, il quale ha difeso la presenza dei crocifissi nella vita pubblica sottolineando il significato storico del cristianesimo. "Gesù - ha detto - ha significato molto per l'umanità. Non importa se uno creda, come i cattolici credono, che Gesù sia il Figlio di Dio. Gesù di Nazareth è un personaggio storico che ha segnato profondamente la storia umana". Tagliente il giudizio dell'arcivescovo di Oviedo, Jesús Sanz Montes, che ha parlato di "una strategia per cancellare la storia" della Spagna cattolica.
La nuova offensiva anti-crocifissi arriva a poco più di un anno dalla sentenza, nel novembre 2008, di un tribunale di Valladolid che aveva accolto la denuncia di alcuni genitori e ordinato la rimozione di un crocifisso in una scuola. A seguito delle polemiche, il Governo allora aveva cercato di gettare acqua sul fuoco, rifiutando di prendere posizione e lasciando la cosa all'iniziativa dei genitori.