27 de marzo de 2010
Netanyahu conferma la linea su Gerusalemme est
Per i progetti edilizi
Netanyahu conferma la linea su Gerusalemme est
Tel Aviv, 26. "Non ci saranno cambiamenti nella politica israeliana su Gerusalemme". Il breve comunicato diffuso questa mattina dall'ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lancia un messaggio chiarissimo alla comunità internazionale: la moratoria parziale e temporanea sulla costruzione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania non sarà estesa alla parte orientale della città, rivendicata dai palestinesi quale capitale del loro futuro Stato.
Poche ore prima era stata diffusa la notizia di un via libera statunitense ai progetti edilizi israeliani. Nir Hefez, uno dei portavoce di Netanyahu, aveva affermato che, dopo i colloqui del premier a Washington, Israele e Stati Uniti restano "in disaccordo su alcuni punti, ma hanno concordato che la politica di costruzione a Gerusalemme non cambia". Dichiarazioni prontamente smentite da un altro portavoce governativo, Marc Regev, che ha negato l'esistenza di qualsiasi via libera. Intanto Netanyahu ha convocato per oggi una riunione con i sei componenti più importanti dell'Esecutivo, riunione durante la quale, dicono fonti di stampa, dovrebbe esaminare una serie di richieste avanzate da Obama in vista della ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi. Secondo il quotidiano "Israel ha-Yom", Washington attende una risposta nei prossimi giorni, cioè prima dell'apertura del vertice della Lega Araba, domani in Libia.
Non è un mistero che l'obiettivo della Casa Bianca sia quello di ottenere un prolungamento e un'estensione del congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Questo, insieme ad altre misure distensive come la liberazione di detenuti di Al Fatah, la rimozione di posti di blocco e, secondo fonti della stampa locale, la riapertura dell'Orient House, sede di varie istituzioni palestinese chiusa in seguito a un grave attentato. La condanna delle nuove costruzioni a Gerusalemme annunciate dall'Esecutivo israeliano è stata ribadita dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e dall'Alto responsabile per la politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Catherine Ashton. Il primo ha sottolineato che gli insediamenti "sono illegali dal punto di vista del diritto internazionale" e ha chiesto di "sospendere immediatamente e senza condizioni, per ragioni umanitarie, il blocco di cibo e di altro materiale" sulla Striscia di Gaza.
Al momento è difficile capire come si evolveranno le cose. Un dato è chiaro: l'inasprirsi delle tensioni potrebbe avere effetti pericolosi per il processo di pace favorendo l'emergere di nuovi estremismi. Secondo Abdullah ii bin Hussein, re di Giordania, con la decisione di proseguire nella costruzione degli insediamenti Israele "gioca col fuoco". In un'intervista, ieri, il segretario del Governo israeliano, Zvi Hauser, ha detto che i colloqui di Washington non sono stati un completo fallimento. "Abbiamo esaminato diversi approcci su come rimettere in moto i negoziati fra Israele e Autorità palestinese". Anche fra amici, ha poi aggiunto, "sono lecite divergenze di opinione".
Ma sul terreno la situazione sembra molto più complicata. Una fonte ufficiale - citata dalle agenzie internazionali - ha confermato che il Governo israeliano sta progettando la costruzione di cento nuove unità abitative a Gerusalemme est e per venti di esse c'è già stato il via libera dell'amministrazione comunale. I venti appartamenti saranno costruiti a Sheikh Jarrah. L'Autorità palestinese ha condannato l'approvazione del piano e ha accusato Israele di non lasciare ai palestinesi la terra su cui costruire il loro futuro Stato. "È un'altra forma di azione delle autorità israeliane nei confronti del popolo palestinese di questa città", ha detto il responsabile dell'Autorità palestinese per la zona di Gerusalemme est, Ahmed Rawidi.
(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)
Netanyahu conferma la linea su Gerusalemme est
Tel Aviv, 26. "Non ci saranno cambiamenti nella politica israeliana su Gerusalemme". Il breve comunicato diffuso questa mattina dall'ufficio del premier israeliano, Benjamin Netanyahu, lancia un messaggio chiarissimo alla comunità internazionale: la moratoria parziale e temporanea sulla costruzione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania non sarà estesa alla parte orientale della città, rivendicata dai palestinesi quale capitale del loro futuro Stato.
Poche ore prima era stata diffusa la notizia di un via libera statunitense ai progetti edilizi israeliani. Nir Hefez, uno dei portavoce di Netanyahu, aveva affermato che, dopo i colloqui del premier a Washington, Israele e Stati Uniti restano "in disaccordo su alcuni punti, ma hanno concordato che la politica di costruzione a Gerusalemme non cambia". Dichiarazioni prontamente smentite da un altro portavoce governativo, Marc Regev, che ha negato l'esistenza di qualsiasi via libera. Intanto Netanyahu ha convocato per oggi una riunione con i sei componenti più importanti dell'Esecutivo, riunione durante la quale, dicono fonti di stampa, dovrebbe esaminare una serie di richieste avanzate da Obama in vista della ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi. Secondo il quotidiano "Israel ha-Yom", Washington attende una risposta nei prossimi giorni, cioè prima dell'apertura del vertice della Lega Araba, domani in Libia.
Non è un mistero che l'obiettivo della Casa Bianca sia quello di ottenere un prolungamento e un'estensione del congelamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Questo, insieme ad altre misure distensive come la liberazione di detenuti di Al Fatah, la rimozione di posti di blocco e, secondo fonti della stampa locale, la riapertura dell'Orient House, sede di varie istituzioni palestinese chiusa in seguito a un grave attentato. La condanna delle nuove costruzioni a Gerusalemme annunciate dall'Esecutivo israeliano è stata ribadita dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e dall'Alto responsabile per la politica estera e di sicurezza comune dell'Ue, Catherine Ashton. Il primo ha sottolineato che gli insediamenti "sono illegali dal punto di vista del diritto internazionale" e ha chiesto di "sospendere immediatamente e senza condizioni, per ragioni umanitarie, il blocco di cibo e di altro materiale" sulla Striscia di Gaza.
Al momento è difficile capire come si evolveranno le cose. Un dato è chiaro: l'inasprirsi delle tensioni potrebbe avere effetti pericolosi per il processo di pace favorendo l'emergere di nuovi estremismi. Secondo Abdullah ii bin Hussein, re di Giordania, con la decisione di proseguire nella costruzione degli insediamenti Israele "gioca col fuoco". In un'intervista, ieri, il segretario del Governo israeliano, Zvi Hauser, ha detto che i colloqui di Washington non sono stati un completo fallimento. "Abbiamo esaminato diversi approcci su come rimettere in moto i negoziati fra Israele e Autorità palestinese". Anche fra amici, ha poi aggiunto, "sono lecite divergenze di opinione".
Ma sul terreno la situazione sembra molto più complicata. Una fonte ufficiale - citata dalle agenzie internazionali - ha confermato che il Governo israeliano sta progettando la costruzione di cento nuove unità abitative a Gerusalemme est e per venti di esse c'è già stato il via libera dell'amministrazione comunale. I venti appartamenti saranno costruiti a Sheikh Jarrah. L'Autorità palestinese ha condannato l'approvazione del piano e ha accusato Israele di non lasciare ai palestinesi la terra su cui costruire il loro futuro Stato. "È un'altra forma di azione delle autorità israeliane nei confronti del popolo palestinese di questa città", ha detto il responsabile dell'Autorità palestinese per la zona di Gerusalemme est, Ahmed Rawidi.
(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)