L'appoggio della Chiesa alla mobilitazione contro la nuova legge
Di nuovo in piazza
la Spagna che non vuole l'aborto
Madrid, 8. La Spagna che non vuole l'aborto ha riempito di nuovo le strade e le piazze, ieri, a Madrid e in altre città (Bilbao, Siviglia, Burgos, Barcellona), in occasione della Marcia internazionale per la vita 2010, convocata da duecentosettanta associazioni con l'obiettivo di chiedere la revoca della nuova legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull'interruzione volontaria di gravidanza che, fra l'altro, consente anche alle sedicenni di abortire liberamente entro le prime quattordici settimane di gestazione. Una legge che, subito dopo la definitiva approvazione (il 24 febbraio in Senato), ha provocato il duro intervento della Conferenza episcopale spagnola che, per voce del segretario generale, Juan Antonio Martínez Camino, vescovo ausiliare di Madrid, ha auspicato l'abolizione "quanto prima" del provvedimento, che "dà licenza di uccidere i bambini", appoggiando qualunque mobilitazione che sia contro questa legge e a favore della vita.
A Madrid migliaia le persone - tante le famiglie con bambini - che sono sfilate in corteo da plaza de Cibeles a puerta del Sol. Molte le bandiere spagnole e quelle rosse (colore della vita) dei movimenti anti-abortisti. "Sì alla vita, no all'aborto" e "Spagna, vita sì! - In democrazia si ascolta il popolo" gli slogan principali della manifestazione dei pro-vita, alla quale hanno partecipato esponenti del Partito popolare, principale schieramento di opposizione al Governo Zapatero, ma anche Joaquín Montero, ex vicesindaco di Paradas, che si è clamorosamente dimesso dal Partito socialista subito dopo l'adozione della legge. Anche ieri Montero, cattolico, ha ribadito che non desisterà dal suo impegno di "difendere un ideale, la vita, che non è di sinistra né di destra". A suo giudizio, "uno dei pochi risultati che abbiamo ottenuto da tutto questo è che, finalmente, la gente si è organizzata ed è uscita nelle strade per difendere questo ideale, che riguarda la nostra coscienza".
Al corteo di Madrid, convocato da "Derecho a vivir", "HazteOir.org", "Médicos por la vida" e "Plataforma la vida importa", hanno aderito numerose associazioni. Il "World congress of families", che raggruppa organismi pro-vita di sessantacinque Paesi, ha emesso un comunicato nel quale appoggia "incondizionatamente" il movimento antiabortista spagnolo. Al termine della marcia, il portavoce di "Derecho a vivir", Gádor Joya, e il presidente di "HazteOir.org", Ignacio Arsuaga, sono intervenuti per chiedere ai politici di abolire la legge e di promuovere misure che proteggano il diritto alla vita e a essere madri, il diritto dei genitori a educare i propri figli in materia di educazione sessuale, e il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario.
La nuova legge, che è in attesa della firma di promulgazione da parte di re Juan Carlos i di Borbone, dovrebbe entrare in vigore a luglio. Com'è noto, prevede la libera scelta della donna fino alla quattordicesima settimana di gravidanza, facoltà concessa anche alle minori di 16 e 17 anni, che devono tuttavia informare almeno uno dei genitori o un tutore, a meno che tale comunicazione provochi ripercussioni gravi (maltrattamenti, minacce, esclusione) in seno alla famiglia. L'aborto rimane possibile fino alla ventiduesima settimana, dietro parere medico, in caso di pericolo per la vita o la salute della madre, o di gravi anomalie del feto.
La Chiesa avvierà, giovedì 25 marzo, solennità dell'Annunciazione del Signore e Giornata per la vita in Spagna, una grande campagna di sensibilizzazione che coinvolgerà tutto il Paese.
(©L'Osservatore Romano - 8-9 marzo 2010)